Su suggerimento di @Priscilla Doody e @Charlie.
Simonetta Sciandivasci su Linkiesta parla del rapporto fra Enrico Mentana e il web.
Dopo “webete” Enrico Mentana ha ormai la corona di re del web, convincendosi di farlo per scopi meramente antropologici. Ma pur vanesio non cede alla lusinga, ne prende le distanze. Perché non vuole diventare il nuovo Gianni Morandi, né accontentarsi del quarto d’ora di celebrità di un meme
Sullo stesso tema anche questo articolo di Davide Piacenza su Rivista Studio.
Se c’è una cosa che Mentana sembra avere avuto ben chiara fin dall’inizio della sua lunga carriera, è più o meno ciò che Philip Roth scriveva in Ho sposato un comunista: «Non è l’essere arrabbiati che conta, è l’essere arrabbiati per le cose giuste». L’attualità di questi giorni, quella del terremoto nell’Italia centrale e dei dibattiti più o meno pretestuosi che ha generato, ha visto il direttore del TgLa7 nelle vesti di una nemesi dei social network, un personaggio pubblico diventato presidio permanente contro le banalità e la confusione para-cospirazionista dell’utente medio di Facebook.
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