Un articolo di Left fa il punto sulla difficile situazione socio-economica in cui versano nel nostro Paese molti minori – soprattutto stranieri di seconda generazione – e i cosiddetti NEET.
Si trovano a dover fronteggiare un mondo più caldo, instabile e dagli esiti molto incerti. E non solo perché devono fare i conti con sedici delle diciannove annate più bollenti dal 1800 a oggi ma, soprattutto, perché hanno subìto i contraccolpi, dal governo Berlusconi a quello attuale, di un decennio politico all’insegna di mancati finanziamenti ai servizi sociali e per l’infanzia e incapace, persino, di varare una norma per riconoscere la cittadinanza ai bambini stranieri di seconda generazione.
I minori di questa generazione, descritti nel X Atlante dell’infanzia a rischio, redatto da Save the children, sono la fascia di popolazione su cui hanno impattato maggiormente le due gravi crisi economiche del 2000 e i sette governi che hanno compromesso le loro aspettative di crescita, producendo uno squilibrio generazionale senza precedenti. Si sono acuite le disuguaglianze fra bambini del Nord e bambini del Sud, fra bambini stranieri e bambini italiani, fra quelli delle zone centrali e quelli delle zone periferiche, fra gli studenti delle scuole elitarie e quelli delle classi ghetto.
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