un sito di notizie, fatto dai commentatori

Giappone: riti contro la fine della storia

Giappone: riti contro la fine della storia

0 commenti

A cura di @Invecchiato Mare.

Partendo dal pensiero di Alexandre Kojève, Antonio Lucci su Doppiozero racconta il suo Giappone:

Kojève aveva raccolto attorno a sé, alla metà degli anni ’30 uno sparuto manipolo di studenti, che a Parigi ascoltavano con cadenza regolare le sue lezioni: Jacques Lacan, Georges Bataille, Raymond Queneau (per fare solo tre nomi) erano tra gli uditori più assidui. Tra le molte, audacissime teorie che Kojève sviluppò – ereditando avventurosamente la cattedra dallo storico della scienza Koyré – negli anni parigini c’era quella sulla “fine della storia”, formulata in due geniali note a piè di pagina nella sua Introduzione alla lettura di Hegel. Secondo Kojève la storia era finita. Se la storia era, infatti, come sosteneva Hegel, la storia del concetto di Libertà, questo – con la rivoluzione francese – si era realizzato per la prima volta, concretamente, nella storia. E quindi la Storia (quella concettuale, con la “S” maiuscola) era arrivata alla sua fine. Non ci sarebbero state più azioni “storiche” (una guerra di conquista, una crociata, la fondazione di una religione universale), ma solo un assestamento mondiale di quelle che il russo-francese chiamava “le province dell’Impero”. L’american way of life ne era la riprova: una visione del mondo che puntava sul lato animale dell’essere umano, sulla soddisfazione dei suoi bisogni, sulla ricerca di una felicità tutta materiale, tutta fisica. Stavamo tornando all’animalità, perdendo ciò che fa dell’animale sapiens un “uomo”: la volontà di “fare storia”.

In questa geniale, azzardata, apocalittica e (probabilmente) storicamente sbagliata idea della fine della storia e della rianimalizzazione dell’uomo c’era un bagliore di speranza: il Giappone.


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.