Per gli 80 anni di Dino Zoff (Mariano del Friuli, 28 febbraio 1942) Repubblica pubblica un’intervista di Marco Mensurati con l’ex portiere dalla Nazionale campione del mondo nel 1982
Zoff, sono ottanta.
«Caspita».
Che impressione le fa?
«Che impressione deve fare?».
Magari per un campione, per un monumento, come l’hanno sempre chiamata, funziona diversamente.
«Potrei dire: bella. Cioè, è bello che uno ci arrivi. Poi però ci si guarda indietro e vedi un sacco di spazio. Come prima quando guardavi davanti, solo che adesso non lo puoi riempire. Quindi, no. Per me non funziona diversamente
Anche nell’intervista Zoff rimane quello che era quando giocava e allenava: un friulano che parla poco, ma quando lo fa ha qualcosa da dire.
Qui il rapporto con lo sport:
io sono un uomo di sport. Penso che sia una forma altissima di politica. Plasma l’uomo, lo educa, gli insegna ad avere rispetto per se stesso, per gli avversari e per l’arbitro. E per l’insieme che questi tre soggetti creano. Gli insegna a muoversi dentro le regole e che la furbizia, la sceneggiata è da persone piccole
Qualche tempo fa si parlava di far celebrare un rito di fair play alla fine di ogni partita. Io pensavo: è sbagliato. Dovremmo mettere i presupposti per celebrare il fair play “durante” le partite. Non dopo. Dopo è ipocrisia. Se uno mi ruba un gol o un rigore buttandosi, che senso ha dargli la mano dopo? Non gliela do la mano.
E con una cultura familiare che non giustificava o creava alibi per i figli
Per questo il calcio è stato importante per me. Non per la gloria. Ma perché mi ha fatto migliorare, mi ha fatto capire che si vince e si perde, e che non ci sono scuse. C’è solo la responsabilità. Certo la famiglia mi ha aiutato, mio padre non trovava mai le scuse: una volta presi un gol, ero già in serie A. Una papera. Mi chiese: “Come hai fatto?”. E io: “Non m’aspettavo che tirasse”. Sa cosa mi rispose?».
Cosa?
«Ma tu fai mica il farmacista? Sei un portiere di Serie A, se non ti aspetti che un attaccante tiri siamo messi male”. Aveva ragione lui. Era colpa mia
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