A cura di @s1m0n4.
“Arrossirei se potessi” è la risposta che Siri dava, fino a qualche mese fa, se un utente le dava della sgualdrina.
Ed è pure il titolo del rapporto UNESCO sulla disparità di competenze digitali in relazione al genere, che analizza la partecipazione femminile nel settore ICT e affronta la questione del paradosso dell’uguaglianza di genere.
Secondo il direttore di AGI, Riccardo Luna, sarebbe proprio la schiacciante prevalenza di uomini nel settore ICT a rendere le assistenti vocali sessiste e ad incentivare comportamenti sessisti verso le intelligenze artificiali.
Potremmo discutere a lungo sul fatto che esistano davvero persone che passano il tempo a molestare il proprio assistente vocale. Esistono, e non si fermano alle parolacce. E’ stato calcolato che il 5 per cento di tutte le conversazioni di noi umani (fatico a usare il termine), verso questi oggetti parlanti, è a sfondo sessuale e sul confine delle molestie.
Succede però che per una coincidenza che non può essere casuale, gli assistenti vocali sono tutti femminili: Siri, Cortana e Alexa sono femminili anche nel nome oltre che nella voce preimpostata; solo Google Home ha un nome neutro e consente di scegliere il sesso della voce. Epperò la scelta femminile prevale perché sarebbe stato dimostrato che agli utenti fa più piacere impartire ordini ad una donna.
Della questione parla anche un articolo della CBS.
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