un sito di notizie, fatto dai commentatori

Gli orti urbani in Italia

53 commenti

Di @pinaz81.

Nei primi giorni di dicembre l’Istat ha pubblicato la relazione dal tema “Ambiente urbano: gestione ecocompatibile e smartness“, dove viene analizzato, tra gli altri, il tema del verde urbano e quello degli orti urbani, dove gruppi di cittadini delle grandi città si prendono cura di piccoli appezzamenti di terreno che i rispettivi Comuni danno loro in concessione.

Gli orti urbani – per quanto ancora acerbi e dal peso specifico irrilevante rispetto alla totalità del verde pubblico – diventano un fattore di aggregazione ed allo stesso tempo un’opportunità di sperimentare piccole ma significative forme di partecipazione e di cura della “res publica” comportando presumibilmente anche uno sgravio di spesa per gli enti comunali dalle casse vuote. Significativo un passaggio della relazione Istat: “oltre al valore ambientale, sociale e didattico, la loro promozione contribuisce a preservare dall’abbandono e dal degrado le aree verdi interstiziali rispetto alle superfici edificate”.

L’infografica che segue riporta la % di comuni capoluogo di provincia che adottano anche gli orti urbani tra le varie modalità di gestione “tradizionali” del verde pubblico. Spiccano il dato consistente dell’Emilia Romagna in positivo (9 comuni capoluogo su 9), ed il contraltare negativo della Calabria, dove nessuno dei 5 comuni capoluogo concede appezzamenti da adibire ad orto urbano. Sebbene la superficie occupata dagli orti sia vicina ai 3,3 milioni di metri quadrati, essa rappresenta soltanto lo 0,6% del verde pubblico complessivo.

Infine è riportato il dato di crescita registrata dall’Istat nell’ultimo triennio, di poco superiore al 7%: dai 3’070’804 mq del 2011 ai 3’296’184 del 2013. Un dato positivo, che contrasta però con i titoli di tutti i giornali di qualche mese fa, che spaziano da “Triplicati in due anni, è boom di orti urbani” a “Il lato verde della crisi, triplicati gli orti urbani“.

 

Una ricerca sui dati
Fino a qui mi ero assorto in pensieri relativi al verde pubblico, alle associazioni di volontari che si dedicano ad abbellire i quartieri nelle periferie delle metropoli con la cura del verde o con altre iniziative correlate come lo yarn bombing. L’infografica era finita, a me risultava un incremento del +7% e la discrepanza con tutti i principali giornali era abissale. Ho pensato di aver sbagliato ad interpretare qualche tavola, ho guardato e riguardato. Non riuscendo a venirne a capo ho rinunciato ed ho scritto ai recapiti indicati in calce alla pubblicazione. Mi ha risposto in questi giorni una delle curatrici della relazione ed il mio arcano è stato svelato.

Il dato corretto è quello dell’infografica: +7.3%

L’errore si è probabilmente generato a partire da un articolo pubblicato ad agosto 2014 sul sito di Coldiretti, “Crisi: come in guerra in Italia triplicano gli orti urbani“.

L’articolo riporta probabilmente i dati ad allora disponibili forniti dall’Istat:

– una pubblicazione sul verde urbano di aprile 2014 -dove sono presenti i dati del 2011 ma solo in un addendo con valori percentuali – che riportano lo 0,2% come dato di superficie dedicata agli orti urbani

– una pubblicazione di luglio 2014 in cui sono invece presenti i dati del 2013 sia in valore assoluto che in termini percentuali e per tipologia di gestione dove il dato relativo al 2013 risulta essere dello 0.6%.

E quindi? Da 0.2% a 0.6% di verde pubblico ad uso di orto urbano, considerando che la superficie totale non è aumentata in modo sensibile dal 2011 al 2013, non corrisponde a triplicare l’estensione degli orti urbani? No.

Alessandra Ferrara, una dei 3 curatori della pubblicazione, gentilmente risponde:

L’indagine Dati ambientali nelle città (nell’ambito della quale è rilevata anche l’informazione sugli orti urbani) richiede annualmente alle amministrazioni l’inserimento dell’ultimo valore disponibile (per le diverse variabili indagate) e il consolidamento della serie storica dei valori già raccolti negli anni antecedenti. Per quanto riguarda il verde, in particolare, l’affinamento dei metadati descrittivi e l’incremento delle diverse classi indagate ha comportato che i relativi valori assoluti delle superfici interessate siano stati rettificati nel corso del triennio da molte amministrazioni. Questo ha determinato la variazione sia del numeratore (nel caso di suo interesse la complessiva superficie destinata agli orti urbani) sia del denominatore (la complessiva superficie destinata al verde urbano nei comuni capoluogo).

E successivamente:

Il valore dello 0,2% (incidenza % pubblicata con riferimento ai dati 2011, ad aprile 2013), è quindi da ritenersi superato; come descritto nella nota metodologica diffusa congiuntamente ad ogni pubblicazione di dati, è necessario che gli utenti utilizzino sempre gli ultimi dati disponibili – anche nelle serie storiche- in virtù del processo di consolidamento continuo dei dati raccolti che l’indagine consente.

Quindi una leggerezza nell’utilizzo e nella comparazione dei dati da parte della Coldiretti si è trasformata in un caso da titolo strillato oggetto di analisi di ogni tipo:

Si tratta di una risposta alla crescente domanda di verde anche nelle città [dire.it]

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat dalla quale si evidenzia che nel 2013 gli orti urbani in Italia sono addirittura triplicati rispetto al 2011 quando erano appena 1,1 milioni di metri quadri. Si tratta di una risposta alla crescente domanda di verde anche nelle città che complice la crisi spinge un italiano su quattro alla coltivazione fai da te per uso domestico [coldiretti.it]

Forse è la conseguenza della crisi economica che spinge a recuperare il legame con la terra perduto nella civiltà post industriale a spingere il fenomeno. O forse la semplice ricerca della possibilità di mangiare qualche prodotto alimentare sano a far crescere gli orti urbani. [tiscali.it]

Poi c’è chi ci legge qualcos’altro:

Se guardate in rete, quasi tutti i numerosi articoli che segnalano questa notizia, evidenziano che gli orti urbani sono frutto della crisi. Mi sembra un’analisi un po’ superficiale. Anche senza contare il tempo da dedicarci, gli orti sono in periferia: comprare le piante, almeno il verde rame, pagarsi l’autobus o la benzina per arrivarci ha un costo. Alla fin fine, ritengo che costi di più coltivare su microscala che acquistare i prodotti al mercato. Più convincente forse la tesi che coltivare dà piacere, sia per il piacere del fai-da-te sia per il legame diretto con la terra. E comunque ben venga! [Fabio Balocco, ambientalista ed avvocato, su ilfattoquotidiano.it]

Chiosa migliore a questo involontario factchecking non ci può essere, se non riportando le impressioni sul “fenomeno” orti urbani di Alessandra Ferrara:

In base alle serie consolidate di cui oggi disponiamo il verde urbano totale è quindi passato da 568.385.367 metri 2 (2011) a 577.425.888, mentre le superfici destinate agli orti urbani da 3.070.804 metri 2 (2011) a 3.296.148. Il valore indicato dalle amministrazioni nel 2011 (la prima volta che veniva rilevato l’aggregato) era originariamente molto sotto stimato (inferiore ai 900 mila metri 2), ma nel tempo è stato rettificato e consolidato.
In conclusione possiamo dire che la dinamica degli orti urbani è certamente positiva e pari, nell’ultimo triennio osservato, a una crescita del 7,3%.
Considerando i valori delle quote delle diverse classi del verde urbano rispetto al totale, quella degli orti urbani passa dallo 0,54 (2011) allo 0,57 (2013). Considerando questo indicatore, e arrotondando i valori, possiamo dire che la differenza 2011-2013 dell’incidenza relativa della classe degli orti urbani sul totale del verde urbano è positiva per 0,1 punti percentuali nel triennio.

Immagine da Wikipedia.


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.