Josh Hammer su Newsweek analizza gli sviluppi della guerra in Ucraina alla luce degli interessi statunitensi:
In questo momento, i combattimenti – e nel caso della Russia, le recenti annessioni (probabilmente fasulle) – si svolgono in quattro sottoregioni dell’estremo oriente dell’Ucraina e, in misura minore, in Crimea. Queste sono le terre contese che l’amministrazione Biden, e più in generale i tipi da “democrazia liberale occidentale”, hanno ritenuto così importanti per l’Ucraina e per l’integrità dell'”Occidente” che la loro riconquista vale apparentemente qualsiasi costo militare, economico e umanitario, fino allo spaventoso spettro di una guerra nucleare aperta tra la NATO e la Russia.
Si può certamente cavillare con i dettagli [della proposta] di Musk: le Nazioni Unite, per esempio, non possono essere un arbitro o un supervisore affidabile e neutrale di nulla. Ma questa è certamente l’idea giusta per quello che gli Stati Uniti, e per estensione l’Occidente, dovrebbero fare e a cui dovrebbero puntare. L’amministrazione Biden, se avesse un po’ di buon senso, userebbe qualsiasi leva per portare Zelensky e Putin al tavolo dei negoziati il prima possibile, togliendo così inequivocabilmente dal tavolo la minaccia di una catastrofe nucleare e sottraendo gli Stati Uniti e la NATO alla straziante prospettiva di qualcosa che nessun presidente dell’era della Guerra Fredda avrebbe mai considerato: un confronto militare aperto e diretto con il più grande arsenale nucleare del mondo. Ciò implica certamente la rinuncia alla possibilità di adesione dell’Ucraina alla NATO.
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