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I barbari sono arrivati?

I barbari sono arrivati?

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Un articolo di Davide Coppo pubblicato su Rivista Studio parla di un romanzo del 1980 la cui trama sembrerebbe adattarsi perfettamente alla nostra epoca: “Aspettando i barbari”, di J. M. Coetzee, scrittore sudafricano insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 2003.

«Quando qualcuno soffre ingiustamente, è destino di coloro che assistono alla sua sofferenza provarne vergogna», dice il protagonista di Aspettando i barbari, il romanzo del 1980 di J. M. Coetzee. L’ho riletto in questi giorni, che sono giorni, politicamente parlando, di violenza verbale, di oltraggio, provocazioni, porti chiusi a navi cariche di uomini abbandonate per giorni in mare aperto. È una sofferenza ingiusta, e la vergogna è un sentimento che noi che assistiamo – noi “rimasti umani”, non loro che esultano e scherzano – conosciamo bene. È una vergogna per cosa?, mi chiedo, ma la risposta non è semplice: per il privilegio di non essere al posto loro (e Coetzee infatti descrive il pensiero del protagonista come «ipocrita»), per il non poter realisticamente intervenire a migliorare la situazione, per il senso di colpa coloniale, per l’insensibilità dei governanti attuali, nostri “concittadini”, che stanno avvallando e promuovendo questa sofferenza. È solo uno dei passaggi in cui Aspettando i barbari, a 38 anni di distanza dalla sua uscita, continua a riecheggiare nell’attualità.


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