A cura di @NedCuttle21(Ulm) (modificato).
Un articolo di Nicola Perugini per Internazionale parla della “Non tutti sanno che” del sito ufficiale dei carabinieri, nella quale il tema della campagna fascista d’Etiopia sarebbe stato affrontato con toni quasi celebrativi.
[…] Prima di leggere cosa c’è scritto, bisogna aprire una parentesi e ricordare che durante l’invasione dell’Etiopia, l’Italia bombardò alcuni ospedali della Croce rossa internazionale (Cri): furono colpiti volontari e operatori britannici, svedesi, austriaci ed egiziani; e tra i morti ci furono sia pazienti sia personale della Cri. Quei bombardamenti non furono né un errore né un danno collaterale, scrive lo storico Rainer Baudendistel, ma una violazione deliberata del diritto bellico internazionale, che vieta di colpire le unità mediche, soprattutto quando esibiscono il simbolo della Cri. La propaganda fascista naturalmente sostenne il contrario, e cioè che i bombardamenti furono causati dai “perversi metodi di combattimento degli etiopi”. Di fronte alla Lega delle nazioni il 28 febbraio 1936, l’Italia sostenne di aver risposto alla “barbarie” degli etiopi, accusandoli di atrocità e di crimini di guerra, tra cui l’uso a scopo tattico del simbolo, delle strutture e del personale medico della Croce rossa internazionale come scudo umano. “Non esiste alcun caso in cui questa accusa può essere provata”, scrive però Baudendistel.
Immagine da Wikimedia.
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