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I richiami delle galline ci dicono se sono felici

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Ian Sample, science editor del Guardian, descrive i risultati di uno studio del professore di epidemiologia dell’Università del Queensland Joerg Henning che, insieme ad altri studiosi, ha fatto ascoltare le registrazioni audio dei vocalizzi delle galline a quasi 200 volontari, scoprendo che il 69% era in grado di distinguere quelli emessi da animali felici.

Lo studio, se confermato, aprirebbe la strada al monitoraggio acustico degli allevamenti di galline che, utilizzando l’intelligenza artificiale, consentirebbe di misurare l’umore nel pollaio, fornendo un metodo semplice per valutare il benessere negli allevamenti.

Per vedere se le persone riuscivano a identificare le emozioni nei richiami delle galline, Henning e i suoi colleghi hanno fatto ascoltare ai volontari le registrazioni audio dei loro vocalizzi. Gli uccelli erano stati addestrati ad associare suoni diversi, come bip, anelli e ronzii, con il contenuto di una ciotola nascosta dietro una porta a battente. Le sorprese andavano dai vermi della farina e dal normale mangime per polli, alla polvere per pulire le loro piume, a una ciotola vuota piuttosto deludente. Quando le galline sapevano che dietro la porta c’era un bocconcino, producevano una raffica di chiocci veloci o staccati acuti noti come richiami di cibo, ma quando non c’era nulla per cui entusiasmarsi, rispondevano con lamenti e gemiti lunghi e tremolanti, noti come richiami di gakel.

I risultati si basano su recenti ricerche che suggeriscono che gli esseri umani di tutto il mondo possono interpretare le emozioni nei richiami di una vasta gamma di animali, dalle raganelle agli alligatori, dai corvi ai panda giganti. I risultati hanno portato gli scienziati a sospettare che i vertebrati terrestri condividano un sistema di segnalazione vocale emotiva, in linea con il pensiero di Darwin. Il naturalista vittoriano Charles Darwin sospettava infatti che anche gli animali considerati meno evoluti esprimessero le loro emozioni vocalmente. Scrivendo The Descent of Man nel 1871 ipotizzò che l’abilità si fosse evoluta attraverso successivi adattamenti negli organi vocali degli animali.


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