un sito di notizie, fatto dai commentatori

Il bestiario di Aloys Zötl

0 commenti

La sezione Immagini di The Public Domain Review presenta la collezione di acquerelli che ritraggono animali realizzati dal pittore Aloys Zötl.

These beautiful watercolours come from the Austrian painter Aloys Zötl’s Bestiarium, a series of exquisite paintings of various animals undertaken from 1831 through until his death in 1887. He was relatively unknown until, decades after his death, his work was “re-discovered” by surrealist André Breton who was taken by the surrealist aesthetic he saw present in the images – as he writes: “Lacking any biographical details about the artist, one can only indulge one’s fantasies in imagining the reasons which might have induced this workman from Upper Austria, a dyer by profession, to undertake so zealously between 1832 and 1887 the elaboration of the most sumptuous bestiary ever seen.” (Wikipedia)

La storia del bestiario di Aloys Zötl viene descritta su Le sabbie di Marte:

Il 19 Dicembre 1955 la casa d’asta parigina dell’Hotel Drouot mise in vendita centocinquanta acquarelli – con il titolo Atelier Aloys Zötl, pittore austriaco 1803-1887 – cui soggetto era: Indigeni, Etiopi, Caucasici, Eschimesi, Pappagalli, Rondini, Colibrì, Orso bianco, Orso polare, Scoiattoli, Farfalle, Coccodrilli, Pantere, Scimmie, Tartarughe, Coralli e via dicendo. La descrizione aggiungeva che gli splendidi acquarelli ricordavano i lavori del pittore e botanico Redouté e i quadri del mitico pittore conosciuto come “Douanier” Rousseau.

L’asta fu un successo:

Tra i vari acquirenti, i lavori di Zötl attirarono l’attenzione di André Breton che riuscì ad aggiudicarsi, nel trambusto dell’asta, una piccola opera che raffigura una Tartaruga blu. Completamente rapito da questi lavori, Breton scriverà la prefazione per il catalogo della seconda ed ultima asta delle opere del misterioso pittore austriaco. Nella prefazione Breton ne definì così il lavoro: “il più sontuoso bestiario che abbiamo mai visto”.

Aloys Zötl, Public domain, via Wikimedia Commons


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.