Da quasi un mese il Nagorno-Karabakh, un autoproclamato stato indipendente a maggioranza armena all’interno dei confini dell’Azerbaigian, è praticamente sotto assedio.
La guerra del 2020 aveva portato a una sostanziale riduzione dei suoi confini: i 100.000 abitanti che sono rimasti dipendono dal corridoio di Lachin, che lo collega all’Armenia ed è sotto la protezione di truppe russe, per i collegamenti dal mondo esterno. A partire da inizio dicembre, tuttavia, alcuni attivisti azeri hanno cominciato a bloccare la strada, ufficialmente per impedire l’esportazione dal territorio di oro, ottenuto con tecniche inquinanti (ovviamente ci sono molti dubbi su quanto sincere siano queste motivazioni ecologiste). Il risultato è che ora mancano cibo, medicine e carburante. La Russia non può o non vuole intervenire, l’Azerbaigian chiede di risolvere contemporaneamente la questione del corridoio di Zangezur (il territorio armeno al confine con l’Iran, che separa il Nakhcivan azero dal resto del paese), e non è chiaro quanto possa fare l’Europa.
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