A cura di @Perodatrent e @G.Bon.
Bloomberg News dedica un articolo ad illustrare le posizioni prese da un veterano di Wall Street, Jeremy Grantham, a proposito del rapporto tra finanza e temi sociali come il cambiamento climatico.
Il finanziere si propone di donare quasi tutta la sua fortuna personale per stimolare la ricerca di soluzioni ai problemi che incombono sul pianeta, dal cambiamento climatico all’eccessivo aumento della popolazione alla diminuzione del suolo coltivabile.
Secondo Grantham, la curva di crescita di questi fenomeni è in fase di accelerazione talmente rapida, che se il suo grafico fosse quello della borsa ci sarebbe solo una cosa da fare: andare in panico e vendere tutto. Per inquadrare queste fosche previsioni, è da tener presente che Grantham è stato uno dei pochi gestori a denunciare prima la bolla delle “dot com” nel 2000, e poi quella finanziaria del 2008.
Secondo lui, gli Stati Uniti sono stati presi nella morsa di una versione patologica del capitalismo, in cui le corporazioni danno troppa importanza al guadagno immediato a spese di ogni altra considerazione.
“The social contract of 1964, when I arrived here, has been totally torn up,” he says. “Anything that happens to a corporation over 25 years out doesn’t exist for them. Therefore, grandchildren have no value.”
While capitalism “does a million things better than any other system,” he says, it fails completely on long-term threats such as climate change. “You must not expect unnecessary good behavior from capitalists,” he says. The answer, he adds, is strong regulations: “I’m sorry, libertarians, it is the only way.”
Seth Klarman C.E.O. del Baupost Group, un hedge fund da 27 miliardi di dollari, in una rara intervista al New Yorker esterna le sue preoccupazioni sullo stato di salute del capitalismo e delle diffuse tensioni politiche.
“it can’t be business as usual amid constant protests, riots, shutdowns and escalating social tensions.”
In questo vede delle responsabilità anche di certa finanza che trascura gli effetti a lungo termine di politiche manageriali aggressive, che mirano a ridurre il costo del lavoro o a trascurare gli effetti ambientali.
“I don’t think it’s too late for business leaders to start doing the right thing for their employees, their clients, and their communities.” And if they don’t? It could lead to regulations that, in his mind, would go too far in constraining corporate behavior. In his speech, he said, “When capitalism goes unchecked and unexamined, and management is seduced by a narrow and myopic perspective, the pendulum can quickly swing in directions where capitalism’s benefits are discounted, and its flaws exaggerated.” Klarman hopes that politicians in Washington will hear his message, but, more to the point, he wants fellow-practitioners to hear him. “If every businessperson, or enough businesspeople, don’t act as stewards of more than just the bottom line, somebody’s going to come along and do it for them.”
Il mondo industriale e della finanza perciò secondo Klarman sta proseguendo una politica miope a lungo termine che può rischiare di fare grossi danni all’idea stessa di capitalismo.
Immagine da US Embassy in Canada.
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