Su Internazionale, il reportage di Annalisa Camilli sulle condizioni lavorative del personale infermieristico del nostro Paese.
All’ospedale di Vimercate, in Lombardia, nel turno di notte ci sono solo due infermieri ad assistere più di cinquanta malati. La maggior parte del personale medico è stato trasferito nelle aree covid e i reparti non covid sono rimasti sguarniti. “Ci state portando al collasso: in ospedale non si muore solo di covid, un infermiere non può seguire adeguatamente oltre venti pazienti che necessitano di particolari cure e attenzioni”, accusa Donato Cosi, segretario del sindacato NurSind di Monza e Brianza, che ha sollevato la questione mandando una lettera all’Asst, l’azienda sanitaria lombarda, e chiedendo anche conto dell’assenza di mascherine ffp2 per gli infermieri nei reparti non covid.
Mentre l’Italia affronta la seconda ondata dell’epidemia e registra più di settecento morti al giorno, la mancanza di medici e infermieri diventa un problema pressante in uno dei paesi più colpiti dal covid-19 a partire da marzo. Secondo uno studio della Johns Opkins University, l’Italia ha registrato quattro morti ogni cento contagiati ed è il terzo paese al mondo in base a questo tasso di riferimento. Dal 1 al 18 novembre i ricoveri nelle unità di terapia intensiva sono quasi raddoppiati arrivando a 3.612 e il numero di persone in ospedale per il nuovo coronavirus (33.074) ha superato quelle della prima ondata. Ma a fronte di un raddoppio dei posti letto in terapia intensiva (9.931), all’aumento di tamponi effettuati e di ventilatori disponibili, dall’inizio della pandemia le nuove assunzioni di medici e infermieri sono state poche centinaia.
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