Dopo quattro anni di lavori e un investimento di trenta milioni di sterline, lo scorso dicembre è stato completato il restauro dell’iconico viadotto di Barmouth, nel nord del Galles. Festeggia l’evento il sito Network Rail, che possiede, gestisce e sviluppa la rete ferroviaria in Gran Bretagna. Nella pagina è possibile vedere le fasi del restauro in un video temporizzato.
Costruito ne 1867 dalla Aberystwyth and Welsh Coast Railway, il viadotto di Barmouth, con i suoi 770 metri di lunghezza, è il più lungo del Galles ed è anche il ponte ferroviario in legno più lungo della Gran Bretagna. Il viadotto ferroviario di Barmouth è all’estuario del fiume Mawddach, in Galles. Mentre le due campate principali sono costituite da una struttura ad arco, il resto del ponte è sorretto da cavalletti in legno.
Quando nel 2020 sono iniziati i lavori di restauro, gli ingegneri di Network Rail hanno scoperto che il ponte, vecchio di 156 anni, era in condizioni molto peggiori di quanto inizialmente previsto. Molti degli elementi in legno si erano deteriorati in modo significativo e gran parte degli elementi metallici si era corrosa.
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Rendendosi conto dell’impatto che una chiusura a lungo termine della linea avrebbe avuto sulla comunità, il lavoro è stato volutamente distribuito su diversi anni con quattro chiusure più brevi.
Il sindaco di Barmouth, il consigliere Owain Pritchard, ha dichiarato:
Per molte persone, il viadotto di Barmouth è un punto di riferimento iconico in un ambiente straordinario. Per la gente di Barmouth e Meirionnydd è anche un collegamento vitale tra le comunità, usato per portare i bambini a scuola, le persone al lavoro, a fare la spesa e dai medici. Siamo grati a tutte le persone che hanno lavorato a questo enorme progetto, un grande regalo di Natale anticipato per Barmouth.
La pagina inglese di Wikipedia racconta la storia di questo viadotto, un cosiddetto ponte a cavalletto:
Il Barmouth Bridge è stato progettato dagli ingegneri civili Benjamin Piercy e Henry Conybeare nel 1864. Conybeare decise per l’uso di un viadotto in legno perché era circa quattro volte più economico importare legname dal Baltico via mare che costruire un ponte di ferro.
Benjamin Piercy, uno dei due ingegneri che progettò il ponte, ha un legame particolare con la Sardegna. Fu infatti chiamato da Vittorio Emanuele II (ultimo re di Sadregna e primo re d’Italia) per progettare le ferrovie sarde. Wikipedia racconta il suo rapporto con la Sardegna e in particolare con Giuseppe Garibaldi di cui fu amico, tanto da essere il padrino e il tutore del figlio Ricciotti:
Nel 1863 avviò un progetto a lungo termine, in collaborazione con la Regia Compagnia Ferroviaria Sarda, che prevedeva la progettazione e il rinnovamento delle linee a scartamento normale e ridotto dell’isola di Sardegna e la costruzione di un porto a Golfo Aranci. Acquistò grandi proprietà in Sardegna, dove i suoi discendenti vivono ancora oggi, e contribuì notevolmente a migliorare le tecniche agricole dell’isola e le tecniche di allevamento di bovini, cavalli e ovini. Dopo l’approvazione, nel 1865, della legge sugli ademprivi, Piercy ricevette come ricompensa per le sue varie attività in Sardegna un terreno agricolo a Macomer, dove iniziò la costruzione di una delle più moderne fattorie dell’epoca con l’introduzione di un’efficiente gestione del bestiame, comprendente razze di cavalli e mucche fino ad allora sconosciute nell’isola. Si stabilì in una zona chiamata Badde Salighes (“valle dei salici” in lingua sarda) dove costruì Villa Piercy, un edificio a forma di castello a quattro lati, insieme a un villaggio di quaranta case, che ospitava 97 coloni e 210 abitanti. Divenne amico intimo di Garibaldi, il cui figlio, Ricciotti, divenne suo allievo. I suoi servizi alla Sardegna furono riconosciuti dalla sua nomina a Commendatore della Corona d’Italia nel 1882. Ricciotti fu anche suo assistente nello sviluppo di alcune linee ferroviarie indiane.
La sua casa a Bolotana (Villa Piercy, Badde ‘e Salighes, Sardegna) è circondata da un parco/orto botanico con varie specie introdotte dal nativo Galles, ma anche provenienti da altri luoghi più esotici, cosa normale a quei tempi per un ricco gentiluomo vittoriano. Ne parla Italian Botanical Heritage in una scheda dedicata al parco della villa.
Intorno alla villa si sviluppa su una superficie di 4 ettari un giardino in tipico stile inglese, formato prevalentemente da piante autoctone, alcune delle quali millenarie, e da diversi esempi di piante esotiche, messe a dimora nel parco da Percy stesso. La vegetazione autoctona è costituita principalmente da formazioni miste di lecci, tassi, aceri, agrifogli e roverelle. Alcuni esemplari millenari di tasso superano i sette metri di circonferenza e possono essere considerati relitti dell’originaria foresta primaria del periodo terziario. Le specie da introdurre furono scelte in modo particolarmente accurato, tanto che queste sembrano essersi adattate perfettamente al nuovo ambiente. Tra le specie di nuova introduzione vanno sicuramente citati gli esemplari di tuja dell’Himalaya (Cedrus deodara pendula), il cipresso di Lawson (Chamaecyparis lawsoniana), il calocedro (Calocedrus decurrens) e l’abete di Spagna (Abies pinsapo).
Su Tesionline infine un brano racconta la vita e la carriera di Benjamin Piercy.
Il ponte qualche anno fa prima della chiusura per restauro in tre diversi momenti della marea a Barmouth (foto di Andala):
Dal Powis County Times la Costruzione Ferrovie Sarde nel 1880.
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