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La crisi di mezza età dei geni del tech

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Rivista Studio pubblica un articolo in cui cerca di tirare le somme sulle apparenti crisi che sembrano coinvolgere contemporaneamente i grandi miliardari del tech.

Musk, Bezos, Zuckerberg, ma anche il fondatore di Twitter, Jack Dorsey, dopo più di un ventennio in cui sono stati considerati dei giovani, rampanti imprenditori destinati a rivoluzionare il mondo, si trovano improvvisamente a fare il conto con delle difficoltà. Meta ha dovuto annunciare licenziamenti per 11.000 dipendenti, Amazon ne ha lasciati a casa 10.000, mentre Musk è alle prese con la nota crisi di Twitter. Sembra, però, esserci qualcosa di più profondo che lega queste crisi.

Ma alle analisi di mercato e alle previsioni degli addetti ai lavori sfugge un punto generazionale, se così si può dire: la fine del boom della Silicon Valley coincide con la fine della gioventù dei tech mogul che ne hanno scritto la storia negli ultimi vent’anni, corrisponde all’inizio della mezza età per i miliardari freak, socialmente impediti, emotivamente instabili à la Mark Zuckerberg in The Social Network.

Ciò che accomuna i tre uomini, inoltre, è la reazione che hanno di fronte alla crisi. Tutti e tre hanno cercato di fuggire verso un nuovo mondo, che sia tramite i progetti di colonizzazione e sfruttamento dello spazio di Musk e Bezos, oppure con la creazione del metaverso di Zuckerberg:

C’è una risposta a questa domanda che sembra tenere assieme Zuckerberg ed Elon Musk e Jeff Bezos e Jack Dorsey e tutta una generazione di tech mogul che sta vivendo la crisi di mezza età. La soluzione a tutti i problemi di questo mondo, sembrano suggerirci i padroni dello stesso, è colonizzarne o costruirne uno nuovo. È da risposte come questa che si capisce perché non c’è niente di più pericoloso e spaventoso di un miliardario che rincoglionisce: perché il miliardario ha tutti i mezzi per trasformare in realtà le sue fantasie da rincoglionimento.

E ancora, queste fantasie hanno molto in comune: si tratta di sogni, ossessioni che non sembrano avere un senso economico. Né i piani di colonizzazione di Marte, né gli investimenti nel metaverso sembrano avere la minima speranza di un ritorno nel tempo.

Ma se questo in cui viviamo è il mondo nato dai sogni di gioventù di questi uomini, quali mondi nasceranno dalla loro volontà di vendicarsi dei torti subiti da ragazzini, di superare i traumi infantili, di porre rimedio agli errori della vita adulta? Quali mondi nasceranno dalla loro crisi di mezza età, dal loro rincoglionimento? Non c’è un pensiero più spaventoso e pericoloso di questo.


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