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Il Sacro Monte di Varallo, Gran Teatro della fede popolare

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Finestre sull’Arte invita a un percorso al Sacro Monte di Varallo, nel cuore della Valsesia.

Nel 1481 a un frate francescano di nome Bernardino Caimi, Superiore del convento milanese di S. Angelo e instancabile promotore di iniziative anti-turche, venne l’idea di allestire un percorso in grado di far rivivere l’esperienza del pellegrinaggio in Terra Santa a chi non aveva i mezzi per recarvisi o riteneva il viaggio troppo pericoloso per la presenza degli ottomani.

Così, grazie agli ottimi rapporti di Caimi sia con Ludovico il Moro che con la famiglia Scarognini, ricchi proprietari terrieri di Varallo, nacque in Valsesia una Nuova Gerusalemme che ancora oggi resta una delle opere d’arte più originali del nord Italia e alla quale lavorarono artisti di grande prestigio.

Il Sacro Monte di Varallo entusiasmò anche lo storico dell’arte Giovanni Testori.

Per Testori, al quale si devono le più appassionate parole che hanno descritto questo luogo meraviglioso, il Sacro Monte era il “Gran Teatro Montano”: un teatro che si compone di ottocento sculture, in legno o in terracotta, tutte a grandezza naturale e connotate da un vivo realismo descrittivo, che si muovono dentro cappelle affrescate per ricreare i luoghi menzionati nei Vangeli onde rendere ancor più partecipe il fedele, dandogli l’impressione di trovarsi al centro di ogni scena. Una sacra rappresentazione in grado di suscitare un forte coinvolgimento da parte del fedele, peraltro in passato chiamato a percorrere interamente a piedi la salita che dalla città porta al Sacro Monte, rendendo l’ascesa al colle sopra Varallo una sorta di personale calvario che intendeva richiamare i patimenti fisici subiti da Cristo lungo la sua salita per salvare l’umanità dal peccato (oggi una strada carrabile e una funivia facilitano il compito, ma il modo più genuino per andare al Sacro Monte è ancora conquistarselo a piedi).


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