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Impatti nello spazio

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A cura di @werner58

Durante la guerra fredda, le superpotenze nella loro costante rincorsa militare avevano sviluppato alcune armi anti-satellite. Vari progetti furono portati avanti, alcuni vennero sperimentati (Solwind, 1985) ma da entrambe le parti si evitò un reale dispiegamento nella pratica di queste armi.

Sostanzialmente abbandonata nel periodo post-Guerra Fredda di collaborazione USA/Russia nello spazio, la corsa agli armamenti spaziali rischia ora di riprendere, a causa della proliferazione dei missili anti-balistici (sostanzialmente indistinguibili da un anti-satellite) e del clima di crescente freddezza fra le potenze spaziali. Fu la Cina ad effettuare il primo test recente (Fengyun, 2007), a cui risposero subito gli Stati Uniti (Burnt Frost, 2008) poi la Russia e più tardi l’India (Shakti, 2019). Nelle ultime settimane sono giunte notizie di un nuovo lancio di prova da parte della Russia del PL-19 “Nudol”, fortunatamente senza un bersaglio per il momento. The Space Review riferisce di un secondo missile in lavorazione in Russia: un piccolo razzo aviolanciato dal MiG-31, simile all’ASM-135 realizzato dagli USA negli anni ’80.

Jeffrey Lewis discute nel suo podcast del rischio che questi test creano per tutte le attività umane in orbita terrestre, e del fallimento dei negoziati sulla controproliferazione che spingono gli Stati verso una corsa agli armamenti che nessuno realmente vuole.

— Immagine da Wikimedia Commons


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