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In ufficio si amavano scrivendo di teologia così tanto che lui se la portò anche a casa

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“La possibilità impossibile”: così un amico definirà, citando lo stesso teologo, la relazione tra Charlotte von Kirschbaum, infermiera appassionata di teologia, e Karl Barth, teologo e pastore svizzero riformato, sposato con Nelly Hoffmann e padre di cinque figli. Molto più di un’amicizia, non un matrimonio, nemmeno un adulterio. Piuttosto un tentativo di vivere i sentimenti, anche quando la società e la tradizione cristiana non sanno come inquadrarli. Queste lettere, scambiate fra il 1925 e il 1935, e pubblicate da poco in volume da Beata Ravasi e Fulvio Ferrario, raccontano tale avventura.

E’ un vero e proprio colpo di fulmine che lascia entrambi stupiti e sconcertati. Nell’ammettere il proprio sentimento per Karl, Charlotte scrive «Posso dirti soltanto una cosa, che forse non ho neppure il diritto di dire: semplicemente, dallo scorso mercoledì so di volerti bene, più di quanto io riesca a pensare. Se in precedenza non volessi saperlo o se effettivamente attraversassi questo mondo a occhi bendati, non lo so. Ma ora è così, ed è difficile»

Della relazione verrà messa subito al corrente la moglie, e fra i tre si formerà una relazione solida e unica:

La stessa Nelly, insieme ai figli, in occasione della morte di Charlotte, avvenuta nel 1975, dopo una malattia neurodegenerativa durata oltre dieci anni, ha riconosciuto pubblicamente che, senza l’apporto di von Kirschbaum la grande opera del marito non avrebbe potuto essere portata a termine: «Ella si è dedicata a questo compito per oltre trent’anni con energia e tenacia; ha saputo con mano ferma e zelo ostinato, sorvegliare con competenza a fianco del maestro, guida e andamento della crescente gigantesca opera, tanto che Barth ha potuto lodare il suo lavoro, svolto in tutta riservatezza».

 


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