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Insegnare materie STEM non basta a difendere la democrazia

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Da diversi anni è attivo un movimento di opinione che chiede alla scuola e all’università di dare più spazio alle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).

Un maggior numero di laureati in queste materie è visto di buon occhio perché sono i più richiesti sul mercato del lavoro e perché la diffusione delle conoscenze STEM favorisce l’innovazione tecnologica. Inoltre i benefici di una solida formazione scientifica per lo spirito critico sono ben noti. Tuttavia non bisogna fare l’errore di sottovalutare l’importanza delle materie umanistiche, perché secondo alcuni studi questo potrebbe comportare rischi per le nostre democrazie.

Affronta la questione un recente rapporto del Center on Education and the Workforce della Georgetown University intitolato “Il ruolo dell’istruzione nel frenare le tendenze autoritarie”[1]. Ne parla Query on Line in un articolo di Andrea Ferrero, coordinatore nazionale del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze.

Il rapporto definisce la tendenza all’autoritarismo come l’accettazione indiscussa dell’autorità, contrapposta a un atteggiamento di pensiero indipendente, di rispetto per la diversità e di apertura ai fatti. Il documento conclude che in generale l’istruzione superiore riduce le tendenze autoritarie, ma che tra gli studenti universitari quelli di discipline umanistiche sono meno inclini di quelli di economia o discipline STEM ad adottare atteggiamenti di intolleranza politica, come rifiuto della libertà di parola, xenofobia, razzismo e settarismo religioso.


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