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Internet, in effetti, si è rotta

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Massimo Mantellini, nel suo spazio sul post, esprime delle considerazioni sulla natura intrinsecamente effimera dei contenuti affidati all’archiviazione digitale.

[…] a differenza di quanto pensavamo un tempo la memoria digitale si è rivelata essere molto meno solida di quanto era logico aspettarsi, molto più fragile di quella affidata ad un supporto fisico come un libro di carta, assai più dipendente da variabili sulle quali non abbiamo grande controllo come i formati e l’hardware utilizzato o, più in generale, l’architettura stessa di rete, basata su protocolli e luoghi che hanno, nel loro essere effimeri, una della caratteristiche principali. […] scompaiono così improvvisamente intere comunità di persone perché la piattaforma tal dei tali ha cambiato proprietario, vengono cancellate le tracce del nostro archivio fotografico familiare perché il luogo di rete nel quale avevamo deciso di custodirle improvvisamente chiude, ma scompaiono ugualmente anche contenuti che la comunità stimerebbe probabilmente meno trascurabili delle foto dei nostri viaggi o della nostra prima casa online su Geocities, per esempio i lavori accademici disponibili per gli studiosi: già nel 2014 si stimava che il 20% dei collegamenti a risorse scientifiche sul web per il periodo 1997-2012 risultasse non più funzionante.

Immagine via Flickr di Cushing Memorial Library and Archives, Texas A&M pubblicata tramite questa licenza.


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