A cura di @NedCuttle21(Ulm).
Un articolo pubblicato su Internazionale ripercorre, soprattutto attraverso il prezioso racconto di testimoni oculari ancora in vita, la storia del rastrellamento del quartiere capitolino del Quadraro, compiuto dai nazisti il 17 aprile del 1944.
Come ogni mattina aveva aperto gli scuri della finestra di casa sua: aveva sette anni e quattro mesi. Sette anni e quattro mesi, ripete ricordando quel giorno di 75 anni fa quando le truppe dell’esercito tedesco, la Wehrmacht, circondarono la palazzina di via degli Arvali, al Quadraro, il quartiere di Roma dove Vanda Prosperi viveva con i suoi cinque fratelli e i suoi genitori. “Ho visto una sfilza di soldati tedeschi schierati con i fucili spianati”, racconta. “Ho gridato ‘Mamma, vieni’”. Ma un manipolo era già alla porta. Il padre di Vanda – Vittorio – si stava preparando per andare a lavorare nella ditta di costruzioni che dirigeva. I soldati lo sorpresero proprio mentre usciva dal bagno, gli puntarono i fucili al petto intimandogli di seguirli.
Alla madre di Vanda consegnarono un foglietto in cui era scritto che aveva dieci minuti per preparare una gavetta con il cibo, qualche vestito di ricambio, tutto in un fagotto. Lo spinsero giù dalle scale insieme agli altri uomini del palazzo e lo caricarono su un carretto. La moglie gli corse dietro con Vanda attaccata alla gonna. “Quando vedi una scena così – ti strappano tuo padre dalle braccia, gli puntano dei fucili addosso e se lo portano via – non te ne dimentichi più”, racconta Prosperi che oggi ha 84 anni ed è una delle ultime testimoni oculari del rastrellamento del Quadraro, avvenuto il 17 aprile 1944, una delle pagine più nere dell’occupazione nazista di Roma. È stato il secondo rastrellamento per numero di arrestati dopo quello del ghetto ebraico, ed è avvenuto poco più di tre settimane dopo l’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Immagine da Flickr – Gianluca.
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