Camille Deschiens è una giovane illustratrice francese che si sta facendo strada nel mondo dell’arte con i suoi disegni realizzati con la semplice tecnica a matite colorate e i temi delicati di una quieta quotidianità. Ce la presenta Andrea Berretta sulle pagine di PicameMagazine.
I suoi disegni, tradizionali nella tecnica utilizzata, portano in primo piano momenti e gesti semplici, sentimenti accennati e vita di tutti i giorni.
Potremmo paragonarla a una reporter, per la sua capacità di catturare istantanee di vita, azioni e comportamenti che spesso rappresentano la routine e per questo vengono spogliati di ogni attrattiva. Gesti semplici, attimi di intimità, ma anche argomenti più delicati come solitudine e depressione, interpretati con realismo senza badare troppo alla precisione.
I suoi lavori sono visibili anche su Tafmag.
L’originalità di Camille Deschiens, giovane illustratrice diplomata alla Haute École des Arts du Rhin di Strasburgo, risiede nella sua scelta di utilizzare matite colorate. È una tecnica raramente utilizzata nell’illustrazione oggi, che tende a oscillare tra strumenti digitali, guazzo e acquerello per catturare lo sguardo. Questa scelta conferisce ai suoi disegni un’immensa morbidezza e soprattutto le dà la possibilità di sovrapporre gli strati per avvicinarsi al sogno e alle fantasie come nessuno. Camille sostiene la semplicità e ha un programma di vita che prevede “mangiare bene, festeggiare, vedere il mare, sognare ad occhi aperti e amarsi molto”.
Morbidezza, trasparenza e stratificazione sono le parole che meglio definiscono l’arte di Camille. Prima di iniziare a usare le matite colorate, l’artista racconta che era solita diluire enormemente la vernice per ottenere questi giochi di trasparenza. Ora lavora con le matite colorate a strati e mescola le sfumature. La matita apporta una grana particolare al suo lavoro, accentuata dalla scelta della risografia come tecnica di stampa che ricorda il lavoro di Alice Wietzel (Bubble Gum, 2017).
La risografia è un metodo di stampa oggi di moda, se ne trova la storia anche sul sito di Favini.
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