In un’intervista realizzata per Jacobin Magazine e proposta su Jacobin Italia, l’ex frontman dei R.E.M. Michael Stipe ricorda il suo incontro con Nelson Mandela discutendo di politica e del rapporto tra questa e l’arte.
Siamo su Jacobin, quindi devo parlarti di politica. Hai detto che sei diventato politicamente consapevole grazie ai tour internazionali. Come definiresti le tue opinioni politiche?
Ho vissuto all’estero da bambino a causa del lavoro di mio padre. Era un pilota di elicotteri nell’esercito. Abbiamo vissuto in Germania e anche in tutti gli Stati uniti, principalmente nel sud e nel Midwest. Mia madre è abbastanza liberal nelle sue convinzioni. Come mio padre, che è deceduto. Aveva un sano disprezzo per i politici. In particolare, odiava il fatto che spesso trattano le decisioni politiche che hanno un impatto sulla vita delle persone come fossero mosse di scacchi. Come militare in servizio attivo, ne ha certamente sentito le conseguenze. Mio padre ha prestato servizio in Vietnam due volte e in Corea una volta, soffrendo di conseguenza di un disturbo da stress post-traumatico. Ciò ha danneggiato profondamente la sua salute. E, naturalmente, a quei tempi c’era poco sostegno per le vittime del disturbo da stress post-traumatico. Dovevi solo continuare a tenere la testa alta e andare avanti.
Mi considero un socialista democratico. Sono certamente molto più radicale del Partito democratico. Ma sono un membro del Partito democratico semplicemente per poter votare alle primarie. Questa è l’unica ragione per cui il mio nome è associato a loro. Sono fortemente consapevole del fatto che è stato il Dnc [Comitato Nazionale Democratico] che ci ha consegnati a Donald Trump nel 2016. E ne sentiremo l’effetto ancora per molto tempo. Noi newyorkesi sapevamo chi e cosa fosse Trump. Il fatto che lui, come star dei reality, sia in qualche modo arrivato a quel livello è fottutamente patetico. Da una prospettiva internazionale, è profondamente imbarazzante. Guardalo da Berlino, che è una delle mie altre case, dove la gente si chiedeva che cazzo stesse succedendo agli statunitensi. Cosa state facendo?!
Nel 2016, non avevo necessariamente bisogno di un presidente donna. Ne ho avuto uno in Germania con Angela Merkel. E non ero d’accordo con molte delle sue idee politiche. Ma ho visto gli aspetti positivi della sua cancelleria, almeno per quanto riguarda la crisi dei rifugiati.
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