Matteo Pascoletti su Valigia Blu parla della libertà di parola sotto Trump.
Pascoletti nota come il Presidente degli Stati Uniti, lungi da essere un paladino della libertà di espressione, stia ponendo in essere una censura e un controllo della comunicazione tanto se non più profondi di quelli attuati dai suoi avversari politici.
Questo avviene in un sostanziale silenzio di chi sembrava fino a ieri avere cuore la libertà di parola:
Qualche giorno fa il New York Times ha dato notizia di oltre 200 parole che, per effetto dell’amministrazione Trump, stanno sparendo da linee guida, documenti ufficiali, siti web, o che iniziano a essere fortemente limitate. Un vero e proprio elenco di parole proibite frutto degli ordini esecutivi della Casa Bianca. Tra queste parole troviamo “razziale”, “bias”, “ingiustizia”, “transgender”, “donne”, “disabilità”, “oppressione”, “sesso”, razzismo”.
La realtà politica è quindi andata lievemente in controtendenza rispetto a chi, da buon turista dei conflitti, si è prodigato a spiegarci le derive autoritarie del “politicamente corretto”, della “wokeness” e i pericoli della “cancel culture”. Gente che ci ha avvertito come l’uso dei pronomi in bio o lo schwa avrebbe finito con il distruggere la Civiltà Occidentale in base a una sorta di effetto domino.
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