A cura di @Carlj91.
La Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge sull’home restaurant con 326 voti favorevoli, 23 contrari e 27 astenuti.
Un disegno di legge che, anche se ha ottenuto una maggioranza bipartisan nella Camera e deve passare al vaglio del Senato, divide già i fronti tra chi la ritiene “un giusto compromesso” e chi “un regalo a favore delle lobby dei ristoratori che uccide la sharing economy”.
Secondo Marcello Fiore, Dg degli esercenti Fipe (federazione italiana pubblici esercizi):
«Siamo ampiamente favorevoli all’impegno da parte delle istituzioni a far rispettare le norme a garanzia della salute pubblica, dei diritti dei lavoratori e della trasparenza, mettendo fine, inoltre, ad un’evasione fiscale e contributiva pressoché totale»
Secondo Angelo Senaldi del PD:
«È un intervento necessario che mira a regolamentare un settore, quello dei ristoranti in casa, che si sta sviluppando in modo esponenziale sulla scia della più ampia legge sulla sharing economy. Mira a tutelare sia l’esercente che il consumatore ed è stata scritta rispettando la massima trasparenza, poiché i pagamenti del servizio saranno effettuati in modo elettronico e quindi tracciabile attraverso la piattaforma web che unisce l’esercente che fornisce il servizio di ristorazione al cliente finale. […] La nostra proposta di legge vuole regolamentare un settore in profonda crescita prima che la situazione possa divenire incontrollata e incontrollabile. La legge prevede che i pasti dovranno rispettare i criteri igienico sanitari, in modo da tutelare la salute dei cittadini. No dunque a concorrenza sleale, no a pagamenti in nero e nessuna attività professionale. Solo un piccolo arrotondamento del reddito per chi ama l’attività della ristorazione fai da te e ha la passione per la cucina.»
Secondo invece gli operatori come Giambattista Scivoletto, amministratore del sito http://www.bed-and-breakfast.it/ il provvedimento:
«È una legge che fa brindare solo le lobby dei ristoratori e che lascia l’amaro in bocca a chi vede vanificati due anni di sforzi diretti a trovare delle regole giuste e corrette per tutti. Vengono imposti tanti e tali controlli e limiti che avremo inevitabilmente alla rinuncia di tantissimi aspiranti cuochi casalinghi, soprattutto quelli che più avrebbero portato lustro ed esperienza al settore dell’accoglienza culinaria domestica. Si pensi, ad esempio, alle nonne, alle mamme o alle zie, prime depositarie della cultura gastronomica tipica italiana, alle prese con le registrazioni sulle “piattaforme digitali” o con i pagamenti in forma elettronica, costrette a dire a chi le chiama al telefono che no, se si vuole assaggiare la parmigiana di melanzane come si faceva una volta bisogna andare sul sito www-punto-punto, prenotare e pagare lì e poi, mezz’ora prima di servire il pasto, collegarsi al sito e dichiararlo, pena multe salatissime.»
Più diplomatico invece Cristiano Rigon, fondatore di Gnammo, la principale piattaforma italiana di social eating.
«La legge, secondo il fondatore della maggiore piattaforma italiana del settore, ha il merito di tracciare il perimetro del social eating. Promosso l’obbligo di pagamenti digitali e la necessità di controlli in capo alle piattaforme. Apprezzata (ma in attesa di definizione) la correzione in corsa che depenna Haccp e Scia. Bocciati, invece i limiti, non in quanto tali ma perché troppo stringenti. Rigon critica le associazioni di categoria che avrebbero spinto la norma: “Non hanno realmente compreso quanto l’home restaurant sia lontano dall’esperienza del ristorante e sia non avversario ma strumento di sviluppo del settore”. Rigon si augura adesso che “il Senato sappia produrre una legge sufficientemente agile e snella, limando ancora i forti vincoli presenti nel testo”.»
Immagine da pexels.
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