Su suggerimento di @Brisso e @pakokanelos.
Mentre sembra che truppe e jet russi stiano già combattendo in Siria a fianco dell’alleato Bashar al Assad, e ci sono voci insistenti su ulteriori spostamenti in atto, Gwynne Dyer, tradotto su Internazionale, riepiloga la complicata questione geopolitica siriana. Un’area in cui turchi e sauditi sarebbero contrapposti a russi e americani nelle valutazioni sul regime di Assad (e nei relativi interventi da mettere in atto).
Mosca ha usato la diplomazia per salvare l’amministrazione Obama da se stessa due anni fa, quando Washington era pronta a bombardare l’esercito di Assad per rispondere alle accuse (forse non vere) secondo cui questo aveva usato gas contro i civili. Ma stavolta l’unico modo in cui la Russia può evitare il disastro è mettere in campo le proprie forze aeree, e forse anche quelle di terra.
Il 4 settembre, quando gli è stato chiesto se volesse farsi coinvolgere direttamente nel conflitto siriano, il presidente russo Vladimir Putin si è limitato a dire che la domanda era “prematura”. Nessuno ama Assad, neanche i russi, ma è il male minore tra le possibilità che ancora rimangono.
Immagine da flickr.
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