A cura di @Perodatrent
L’OMS (WHO) ha pubblicato la relazione sulla salute nella regione europea (che comprende anche l’Asia centrale). I dati sono confortanti, anche se esistono delle discrepanze che non sono colte dai dati delle medie generali, ma solo dall’esame dei dati parziali.
Le persone vivono in media più di un anno in più rispetto a cinque anni fa, anche se c’è ancora oltre un decennio di differenza (11,5 anni) tra paesi con l’aspettativa di vita più alta e più bassa; il senso di benessere degli europei è tra i più alti del mondo, ma le variazioni da paese a paese sono pronunciate; sono stati compiuti buoni progressi nella riduzione delle morti per tutte le cause (tutte le età) dall’inizio del millennio, con una riduzione di circa il 25% in 15 anni.
Complessivamente, l’Europa sta superando l’obiettivo di ridurre i decessi prematuri dalle quattro principali malattie non trasmissibili – malattie cardiovascolari, cancro, diabete mellito e malattie respiratorie croniche – dell’1,5% annuo fino al 2020. Gli ultimi dati indicano un calo medio del 2% all’anno. Questo nonostante i dati delle medie del consumo di alcol e tabacco siano i più alti al mondo.
Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, presenta il report che valuta un’analisi degli strumenti elaborati da varie organizzazioni internazionali per valutare l’affidabilità delle varie ‘classifiche’ della performance dei sistemi sanitari nazionali.
Il risultato dell’analisi metodologica del GIMBE è che la migliore metodologia di valutazione dell’efficienza dei vari sistemi sanitari è quella della OCSE, che misura 76 indicatori (raggruppati in 9 categorie), per ognuno dei quali viene calcolata la posizione di ogni singolo paese, ma senza una classifica finale. In questo modo è possibile valutare i punti di forza di ogni singolo paese, e i punti in cui sono possibili miglioramenti.
Immagine da Wikimedia.
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