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La sconfitta di Alexīs Tsipras

La sconfitta di Alexīs Tsipras

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Su Rivista Studio, le riflessioni di Arnaldo Greco sulla parabola di Alexīs Tsipras.

in Italia il nome Tsipras è legato anche alle ridicole vicende di settarismo della lista che prese il suo nome (ottenendo peraltro un buon risultato vanificato proprio da quel settarismo), e anche quello ha contato nella rapida rimozione, ma – per quanto sia abusata come immagine – quello che adesso ci resta è un personaggio svuotato, scespiriano, che finisce nella solitudine, punito dal suo popolo, e scaricato persino da chi l’aveva sostenuto senza condizioni, acriticamente, per pura opinione. Proprio adesso che perfino Juncker ha chiesto scusa (ma non ha rinunciato ai crediti), e perfino Lagarde ha ammesso di aver sbagliato (ed è stata perdonata con la guida della Bce), proprio adesso che Atene pare essere “la nuova Berlino” per via della vivacità, Tsipras ottiene un terzo dei voti, ma perde tutti gli amici.

Un articolo pubblicato su AGI prova a spiegare le ragioni della sconfitta di Tsipras alle elezioni parlamentari greche del 7 luglio scorso.

Il tonfo, brutalmente, è il risultato di una scommessa mancata. La Grecia ha voluto voltare pagina: nel vecchio salvatore ha finito per vedere lo sforbiciatore della spesa sociale. Ma forse una storia diversa avrebbe potuto essere scritta. Tsipras, osservano gli analisti, è vittima innanzitutto di se stesso. “Quando fu eletto nel 2015”, rileva Lorenzo Bini Smaghi che dal 2005 al 2011 ha fatto parte del direttivo della Bce, “la Grecia stava uscendo dall’austerità. Il Pil era tornato, sebbene di poco, positivo e il Paese aveva cominciato di nuovo a emettere sui mercati. In quella fase Tsipras scelse di andare allo scontro con l’Europa e, alla fine, dopo aver perso quasi un anno, ha dovuto fare più austerità di quanta sarebbe stata necessaria all’inizio”. I costi pagati dalla Grecia sono stati altissimi. “La classe media è stata distrutta, non c’è più occupazione stabile, il lavoro nero ha avuto un incremento immenso”, rileva Giulio Sapelli. Per l’economista, “l’errore cruciale di Tsipras è stata la richiesta di ristrutturazione del debito. E’ passato dal grido ‘usciamo dall’euro’, dice, “all’accettazione totale dei diktat della Troika. Si sono comportati come un Paese sottosviluppato, da economia sudamericana.


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