Vice (EN) racconta la storia del glow stick, accessorio popolare per rave party, ma soprattutto importante ausilio per l’esercito. L’inventore del glow stick, Dr. Edwin Chandross, però era all’oscuro della sua popolarità e non beneficia del suo successo, in quanto il suo nome non appare su alcun brevetto, per colpa di un errore di valutazione dell’ufficio legale dei Bell Labs.
Who knew where this discovery could go?
L’interesse di Chandross per i materiali chemiluminescenti iniziò durante i suoi studi al MIT, dove aveva osservato alcuni esperimenti con il luminol:
“It fascinated me,” he said over the phone. “I did some bootleg work as a graduate student trying to understand it. Leaving out pyrotechnics, chemical reactions usually produce heat, not light. Why and how did this one emit light?”
Chandross quindi scoprì che la reazione tra il cloruro di ossalile e il perossido di idrogeno (acqua ossigenata) era alla base della produzione della chemiluminescenza in un composto colorante in soluzione. La scoperta di Chadross fu poi migliorata da un team della compagnia American Cyanamid, che sostituì il cloruro di ossalile con il difenil ossalato.
La chimica alla base dei glow stick attualmente sul mercato è descritta sui siti Compound Interest e Chemistry blog:
Glow sticks actually contain two separate compartments, with two different chemical solutions. One solution, in the case of most glow sticks, contains a diphenyl oxalate compound, along with a dye whose identity varies depending on the desired colour. The other solution is one of hydrogen peroxide.
Quando pieghiamo il glow stick, il piccolo contenitore interno di vetro si rompe e rilascia il perossido di idrogeno nel compartimento più grande, che contiente il difenil ossalato. La reazione tra difenil ossalato e perossido di idrogeno produce un composto instabile, 1,2-dioxetanedione, che si decompone in anidride carbonica rilasciando energia. Questa energia è quindi assorbita dalle molecole di colorante presenti nel compartimento più grande che, al ritorno allo uno stato energetico fondamentale, rilasciano l’energia in eccesso in forma di luce colorata. I diversi colori del glow stick sono ottenuti semplicemente utilizzando diversi coloranti, che emettono luce di diverse lunghezze d’onda, ovvero, di diversi colori.
I glow stick hanno avuto un grande successo sia nell’esercito che nei rave party grazie al fatto che sono economici, resistenti all’acqua e alla pressione, e non richiedono batterie. Ma il primo uso di questi bastoncini luminosi sembra risalire proprio ad un concerto:
Though glow sticks were long used as a military technology, some claim that the first public glow sticks debuted at a 1971 Grateful Dead show at the Yale Bowl in New Haven, Connecticut.
Knowing this, it’s pretty easy to guess how the glow stick made its way from psychedelic rock to psychedelic acid house as the rave scene began to take shape in the late 80s.
Immagine da Pixabay.
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