Una nuova mostra dedicata al futurismo ha aperto a Roma il 9 settembre negli spazi de La Vaccheria. L’antico casale del Castellaccio, gestito dal Municipio Roma IX, è uno spazio di notevoli dimensioni ideale per la presentazione al pubblico di opere d’arte contemporanea e istallazioni ed è stato inaugurato solo un anno fa.
La Vaccheria è un casale storico, uno spazio straordinario con una superficie complessiva di quasi 1.800 meTri quadri ristrutturato nell’ambito del programma urbanistico Eur – Castellaccio e grazie al relativo accordo di programma, come compensazione di due aree importanti sotto il profilo ambientale, naturalistico e archeologico: il Pratone delle Valli e il Parco Volusia. In ragione di questo programma urbanistico, il casale del Castellaccio è stato ceduto a Roma Capitale, completamente ristrutturato e trasformato in uno spazio culturale destinato a ospitare i reperti archeologici recuperati nell’area di Roma sud, gestito dal Municipio Roma IX. Grazie ai lavori di ristrutturazione e allestimento, del valore di oltre 3 milioni 175mila euro, la Vaccheria oggi è uno spazio composto da un corpo centrale, al tempo occupato dalle stalle, di circa 1.590 metri quadri di superficie netta con teche in vetro e spazi comuni come la sala conferenze, l’area ristoro e il bookshop; da un corpo a due piani di circa 490 metri quadri di superficie netta destinato a uffici e direzione; e da un corpo aggiunto con i laboratori e i servizi annessi (circa 260 metri quadri di superficie netta).
Artribune aveva presentato l’apertura del nuovo spazio espositivo inaugurato con la mostra intitolata Flesh: Andy Warhol & The Cow – Le opere di Andy Warhol alla Vaccheria:
Occhi puntati inoltre sul nuovo polo culturale, aperto dopo dieci anni di attesa, un “intervento di recupero che darà un grande impulso alla valorizzazione dell’intero quadrante ed è un tassello rilevante della strategia che realizzeremo in tutta la Capitale” per dirla con le parole del Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.
Dal Futurismo all’Arte Virtuale, a cura di Giuliano Gasparotti e Francesco Mazzei, è la nuova mostra ospitata a La Vaccheria che presenta cento opere del novecento senza trascurare una riflessione sul presente. Ne parla Arte.it:
A un anno di distanza dalla sua inaugurazione, avvenuta ospitando la mostra Flesh: Warhol & The Cow. Le opere di Andy Warhol alla Vaccheria, lo spazio espositivo di Roma Capitale La Vaccheria, gestito dal Municipio IX Roma Eur, intende celebrare questa importante ricorrenza presentando al pubblico il nuovo significativo progetto espositivo Dal Futurismo all’Arte Virtuale, a cura di Giuliano Gasparotti e Francesco Mazzei. Le opere esposte provengono da due Collezioni private e sono state raccolte dalla Collezione Rosini Gutman a cura di Gianfranco Rosini ed Elisabetta Cuchetti.
Da Balla a Calder, da Modigliani a Duchamp, da Burri a Rauschenberg, passando per Dalì, Manzoni, Fontana, Boetti, Klein, Liechtenstein, Vasarely, Beuys, Warhol, Niki de Sainte Phalle, de Chirico e molti altri, la mostra si propone di ripercorrere le principali tappe dell’innovazione artistica del secolo scorso attraverso l’originalità di alcuni dei suoi artisti principali. Tutti diversi tra loro ma accomunati dalla medesima capacità di anticipare il futuro e da una connaturata propensione al cambiamento. A dare nuova linfa alla carica rivoluzionaria che ebbero quelle opere in passato contribuisce, in questa occasione, la riflessione sul presente indotta dai due curatori che attraverso l’ambientazione onirica pensata per la mostra, con installazioni contemporanee di arte immersiva e digitale, si propongono di indagare la carica innovativa dei nuovi strumenti che stanno rivoluzionando il mondo dell’arte e la vita in generale, incidendo in profondità sulla percezione del reale.
Il percorso espositivo è concentrato in quattro “capsule” differenziate ovvero quattro “set” a tema nei quali l’esperienza artistica è pensata per dare protagonismo al visitatore. Questa operazione è resa possibile grazie all’utilizzo di tecniche e tecnologie immersive inserite in ognuno di questi set per contaminare volutamente le opere e rompere i canoni espositivi in favore di un maggiore impatto emozionale. Ciò che ne scaturisce è un’esperienza in cui le incursioni delle produzioni digitali contemporanee, insieme al sound design e alle ambientazioni inedite, dialogano con la mostra d’arte convenzionale per dimostrare come le tematiche dell’oggi affondino le proprie radici nel Novecento, in particolare nel rapporto tra arte e scienza, e come le nuove frontiere dell’arte digitale – dagli NFT all’utilizzo della intelligenza artificiale nei processi creativi – pongano interrogativi e spunti di riflessione continui.
Su RaiNews un servizio di TGRLazio sulla mostra.
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