A cura di @yoghi (modificato).

Un articolo del New York Times racconta come il socialismo sovietico abbia rappresentato un momento di liberazione femminile. Il socialismo aveva bisogno delle lavoratrici per realizzare l’utopia della società senza classi e, sotto il regime comunista nell’Europa dell’est e in Russia, le donne furono educate, incoraggiate a lavorare fuori casa e a diventare economicamente indipendenti. Inoltre, venne difeso il loro diritto a divorziare, abortire e beneficiarono per la prima volta del congedo di maternità, sebbene Stalin, già negli anni trenta, avrebbe tentato di promuovere la famiglia nucleare, rendendo più difficile il divorzio e criminalizzando l’aborto. In Asia centrale il neonato regime sovietico promosse la liberazione della donne musulmane dal il patriarcato delle società tradizionali.

Una conseguenza di questa spinta verso l’emancipazione femminile fu una libertà sessuale ignota alle donne occidentali della stessa epoca, che si tradusse anche in un rinnovato interesse per la sessualità e l’orgasmo femminile: secondo un analisi comparativa condotta nel 1990 nella Germania recentemente riunificata, sotto il socialismo le donne facevano molto più sesso e avevano il doppio degli orgasmi rispetto alle tedesche occidentali.

La ragione era semplice: avevano più tempo libero, erano meno stressate ed erano economicamente e socialmente più sicure di sé, come spiega Jena, una trentenne tedesca lamentando le pressioni di sua madre, cresciuta in epoca socialista, perché lei metta su famiglia:

“[Mia madre] non capisce come oggi sia molto più difficile, era cosí facile prima che crollasse il muro: avevano asili nido, prendevano congedi di maternità e sapevano che avrebbero trovato un lavoro ad aspettarle al ritorno. Io invece lavoro contratto dopo contratto, come faccio a trovare il tempo per fare un figlio?”

Immagine da Wikimedia.