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Le atlete transgender hanno davvero dei vantaggi? Un’intervista con Joanna Harper

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Joanna Harper (medicina sportiva) parla dei vantaggi e svantaggi delle atlete e degli atleti trans (intervista originale in inglese su Medscape). Harper illustra gli studi, ai dati e alla sua esperienza clinica.

Secondo Harper, con le sol cure ormonali, il testosterone dell’atleta arriva a livelli femminili in poche settimane dall’inizio della soppressione. Discorso simile ma con tempi più lunghi (3–4 mesi) per i livelli di emoglobina.
A fronte di questo, alcuni vantaggi permangono per periodi più lunghi: massa magra e la forza muscolare restano comunque superiori ai livelli femminili ancora a 3 anni dopo la transizione ormonale (non vi sono abbastanza dati per stabilire se in seguito il vantaggio si riduca ulteriormente fino ad azzerarsi).

La dimensione dei questi effetti dipende anche dal singolo sport (per esempio non molto nel nuoto, parecchio nel sollevamento pesi, persistente nei movimenti di elevazione — come nella pallacanestro), da quando si è iniziata la transizione (secondo il CIO chi ha iniziato le terapie ormonali prima della pubertà parte sostanzialmente in pari con le donne biologiche).

La discussione sugli atleti trans è ripresa recentemente negli Stati Uniti dopo che un’atleta transgender, Lia Thomas, ha vinto in una competizione univeristaria i 200 e 500 metri stile libero con il 17º e 21º tempo di sempre. Ne parla Sean Ingle sul Guardian, notando come il dibattito sia cambiato nel tempo e raccogliendo alcune proposte per mantenere una competizione allo stesso tempo inclusiva e corretta.


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