A cura di @Andreuccio da Perugia (modificato).
Su Le Parole e Le Cose, Claudio Giunta presenta il nuovo libro di Vittorio Formentin intitolato Baruffe Muranesi.
Recuperando presso l’Archivio di Stato di Venezia i verbali dei processi penali e civili discussi davanti al Podestà di Murano nell’ultimo ventennio del tredicesimo secolo, Formetin ha scoperto che
i verbali muranesi raccontavano una realtà molto simile a quella che qualche decennio più tardi avrebbero raccontato Boccaccio nel Decameron e Sacchetti nel Trecento Novelle, nonché a quella che secoli dopo Goldoni avrebbe messo in scena nelle Baruffe chiozzotte. Ecco, negli atti giudiziari, preti infoiati come il «valente prete e gagliardo della persona ne’ servigi delle donne» protagonista della novella VIII 2 del Decameron; ecco amanti che s’insinuano nottetempo nel letto delle amate, come in un altro paio di novelle boccacciane; ecco le piazzate e le liti tra popolane muranesi di fine Duecento, così simili alle immaginarie piazzate e liti delle popolane chioggiotte di metà Settecento. E non solo le stesse cose, situazioni, accuse, rimbalzano tra i verbali giudiziari e i testi letterari; ma le stesse parole
Giunta coglie l’occasione per rimbrottare bonariamente certe rigidità della critica letteraria, che concederebbe solo raramente un carattere di verosimiglianza alle opere del medioevo, finendo per farne “un puzzle di memorie e topoi letterari”.
Le Baruffe Miranesi, mostrano al lettore qualcosa di concreto, di reale. Forse in quelle storie, parole e fatti non sono solo vagheggiamenti letterari, ma cose accadute: momenti e pensieri di un mondo oltre la pagina. Secondo Giunta non ci sarebbe alcuna ingenuità nel domandarsi dopo aver letto Boccaccio o Goldoni: «ma è vero?».
Immagine da Wikimedia.
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