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Le basi sociali del terrorismo

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Su suggerimento di @uqbal e @LiarFox.

Diversamente da quel che comunemente si pensa, e da quel che molti analisti affermano, una ricerca di Alan Krueger riporta che non è in fasce povere di popolazione che si ritrovano i terroristi. Ill libro in cui pubblica i dati si chiama What makes a terrorist: la ricerca infatti è basata su uno studio relativo agli attentati in Palestina ed è utile pensare questi dati anche per comprendere chi sono i terroristi dell’ISIS. Ne parla Rosamaria Binetti in un articolo de Il Sole 24 Ore.

Capire chi sono e da cosa sono motivati gli attentatori è importante per capire il fenomeno nel suo complesso. Senza una comprensione del fenomeno  possiamo inseguire soluzioni di policy inefficaci: ad esempio, non ha senso concentrarsi su problemi economici se la frustrazione dei terroristi dipende da disuguaglianze politiche e limitazioni alle libertà civili.

A dare credito a questa teoria è anche uno studio di prossima pubblicazione, in cui due sociologi europei (Diego Gambetta dell’European University Institute di Fiesole e Steffen Hertog della London School of Economics) sostengono che, tra la forma mentis del terrorista e quella dell’ingegnere, ci siano delle affinità che spiegano come mai nel terrorismo attuale gli ingegneri siano ampiamente sovrarappresentati. In soldoni: tanto i terroristi quanto gli ingegneri amano le soluzioni rapide, nette e definitive, e sono infastiditi dal variopinto disordine del mondo.

Gambetta and Hertog painstakingly gather together data on individuals belonging to a variety of terrorist groups in the Muslim world. Where they are able to get the data, it displays a compelling pattern – engineers are much more prone to become members of violent terrorist organizations.

 

Immagine in Pubblico dominio da pixabay


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