Con l’inizio delle sanzioni alla Russia ha fatto scalpore il tweet di Dmitry Rogozin, il direttore generale dell’Agenzia spaziale russa Roscosmos, che ha sottolineato
… che in caso di collaborazione interrotta sul progetto ISS si potrebbe arrivare a una deorbita incontrollata della stazione sulla Terra, un evento che nessuno potrebbe impedire. Rogozin specifica anche che il laboratorio orbitante non sorvola la Russia, quindi il problema sarebbe tutto degli altri Paesi. Poi ha aggiunto caustico: “C’è anche la possibilità di far cadere una struttura da 500 tonnellate in India e Cina. Vuoi minacciarli con una prospettiva del genere?”. “Per evitare che le tue sanzioni ti cadano in testa, e non solo in senso figurato, per il momento, da partner, ti suggerisco di non comportarti da giocatore irresponsabile”.
Paolo Attivissimo cerca di spiegare quali sono i rischi per la collaborazione spaziale e per la stazione internazionale stessa.
La Stazione Spaziale Internazionale si trova a circa 400 km di quota, in orbita intorno alla Terra a circa 28.000 km/h, e a quella quota l’atmosfera terrestre è incredibilmente tenue ma esiste ancora, per cui la Stazione viene lentamente frenata dalla resistenza aerodinamica e di conseguenza perde lentamente quota. Periodicamente è necessario un reboost, ossia un’applicazione di un spinta per riaccelerarla e farle riprendere quota.
Questa spinta viene solitamente applicata dai motori di manovra del modulo Zvezda, che fa parte della sezione russa della Stazione, oppure dai motori di una navetta Progress attraccata alla Stazione. In questo senso è corretto dire che il mantenimento della quota orbitale normalmente dipende dai russi. Tuttavia il reboost può essere effettuato anche da veicoli non russi.La situazione è leggermente più delicata per un altro tipo di manovra, ossia lo spostamento per evitare collisioni con detriti spaziali. Qui la dipendenza dai russi è più forte, ma se i rapporti di cooperazione dovessero davvero deteriorarsi fino a questo punto ci sarebbe la possibilità di utilizzare i motori di manovra delle capsule cargo Dragon o quelli delle capsule con equipaggio Crew Dragon. Ovviamente si tratterebbe di un’operazione nuova, da collaudare con estrema cautela, ma fattibile, e la NASA ha già dichiarato di aver esplorato concretamente questa ipotesi.
Per ora, comunque, in concreto non ci sono cambiamenti alla situazione di bordo. La Progress 79 russa ha effettuato regolarmente un reboost a fine febbraio.
La stazione, come ricorda alla CNN l’ex astronauta NASA Garrett Reisman, richiede una collaborazione fra la parte russa e la parte internazionale per funzionare.
Il segmento Russo non può funzionare senza l’eletricità del segmento Americano, e il segmento Americano non può funzionare senza i sistemi di propulsione che sono dal lato Russo. Non si può fare un divorzio amichevole.
A grosso rischio è invece la missione ExoMars, che dovrebbe partire a settembre dal cosmodromo di Baikonur (in Kazakistan, ma gestito da Roscosmos) , e la sonda avrebbe dovuto usare un modulo russo, Kazachok, per l’atterraggio su Marte. Se manca questa finestra orbitale la missione sarà rinviata almeno di due anni.
Sul piano commerciale, inoltre, Rogozin ha dichiarato inizialmente che se la Russia non riceverà entro il 4 marzo prossimo garanzie che i satelliti commerciali per telecomunicazioni OneWeb non verranno usati per scopi militari, il loro lancio a bordo di un vettore Soyuz, previsto per il 5 marzo da Baikonur, non avverrà.
Per questi lanci OneWeb e quindi il governo britannico che ne ha il controllo, hanno già pagato RosCosmos, per cui si tratterebbe di un danno economico (verosimilmente quello che è stato pagato non verrà restituito). Newsby.it ne parla diffusamente in questo articolo.
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