L’Indiscreto presenta un estratto da Le Regine dell’Abisso di Rebecca Griggs: un saggio sull’interazione tra la nostra specie e i grandi cetacei.
Sapevate da che lingua viene il termine “arpione”? O chi faceva i bagni dentro le balene catturate? Che popolo usava sangue umano per gli amuleti atti a propiziarsi la caccia?
La prima prova incontrovertibile di caccia alla balena – che potrebbe risalire a 8000 anni fa, al tardo Neolitico – viene dalla Corea del Sud, dove, su una facciata di scisto lungo un fiume a Bangudae, nei pressi di Ulsan, contorni di balene sono presi al laccio da figure in piedi su un pontile ricurvo. Altre balene, già morte, sembrano essere tenute a galla da salvagenti artigianali; le loro schiene sono suddivise da linee tratteggiate, come nel diagramma di carne di un macellaio. … Nonostante la qualità arcaica della rappresentazione, quasi tutte le balene sono identificabili con il tipo che i sudcoreani chiamano “balene fantasma” (gwisin gorae): un nome derivato dalla colorazione degli animali, a metà tra il nero e il bianco. Altrove sono chiamate balene grigie. Le balene grigie sono oggi scomparse dai mari attorno alla penisola coreana, anche se le acque attraverso cui la specie un tempo migrava restano protette come riserva. Un rifugio per fantasmi. Volendo, un rifugio per la speranza. L’ultima balena grigia avvistata dalla Corea del Sud risale al 1977, ma alcune persone considerano un motivo di ottimismo la notizia dei recenti avvistamenti di balene grigie in Namibia e Israele, dove gli animali non erano documentati da almeno 200 anni.
Immagine da Pxfuel.
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