A cura di @Perodatrent (modificato).
La Royal Society for Public Health ha condotto uno studio, ripreso dal Guardian, volto a misurare la differenza nell’aspettativa di vita tra le persone che abitano nelle principali vie dei centri abitati del Regno Unito, valutando anche la salubrità di questi luoghi.
Tale “salubrità” è stata misurata in base ad una serie di indicatori sociali ed economici. Tra questi, gli indicatori positivi sono stati la presenza di pub e bar, biblioteche, musei, farmacie, dentisti e centri per il tempo libero, mentre sono stati considerati indicatori negativi sale scommesse, saloni di abbronzatura, fasti food, attività di prestito a brevissima scadenza, presenza di negozi chiusi.
Shirley Cramer, the RSPH chief executive, said: “We come to the high street with our money and time, and convert it into a leisurely hour with a friend, a bag full of shopping or a social experience. We come away with increased cultural capital, reassurance from a healthcare professional, or the feeling of wellbeing that comes from a yoga class.
“Yet this transaction is not always good for our health. When our time and money are converted into a loss at the bookmakers, a tan from a sunbed, a high-cost loan or a bucket of fried chicken, the high street is enabling and supporting poor health behaviours.”
La differenza nell’aspettativa di vita è di due anni e mezzo.
Immagine da Wikimedia.
Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.