A cura di @Baco
Un gruppo di ricercatori dei National Institutes of Health a Bethesda ha dimostrato, in uno studio pubblicato su Science Translational Medicine, che è possibile utilizzare la tecnica dell’editing genetico per curare alcune forme di immunodeficienza, in particolare la Malattia Granulomatosa Cronica (CGD), un disordine ematologico che determina una grave e spesso fatale forma di immunodeficienza dei bambini. I soggetti affetti da tale sindrome presentano una sensibile riduzione della capacità di alcune cellule del sistema immunitario di distruggere gli agenti infettivi.
La CGD nelle sue varie forme è una malattia genetica con trasmissione legata al cromosoma X, il meccanismo patologico che la determina va ricercato in un deficit enzimatico dei meccanismi d’immunità e di produzione delle specie reattive dell’ossigeno: nei soggetti sani neutrofili e macrofagi (due tipologie di cellule immunitarie) una volta identificato un agente patogeno lo internalizzano attraverso un meccanismo chiamato fagocitosi all’interno di alcune vescicole citoplasmatiche e iniziano a produrre dei potenti agenti antibatterici, i ROS, o specie reattive dell’ossigeno (come perossido d’idrogeno o ione superossido) per ucciderli.
I ROS sono dannosi sia per la cellula batterica che per la cellula eucariota e la loro produzione è finemente regolata per mezzo di alcune specifiche vie metaboliche che coinvolgono enzimi la cui produzione è però assente nei soggetti affetti da CGD. Ne consegue che la capacità di neutrofili e macrofagi di uccidere gli agenti infettanti cala di molto e questo espone il soggetto a contrarre numerose e gravi infezioni.
I ricercatori, una volta identificato il gene responsabile della malattia, hanno deciso di sfruttare una tecnica di editing-genomico chiamata CRISPR-Cas9 per riprogrammare alcune cellule staminali ematopoietiche umane affette da malattia (i precursori di macrofagi e neutrofili), eliminando con estrema precisione un frammento del gene compromesso che interrompe la trascrizione degli enzimi indispensabili per la creazione dei ROS. Si tratta d una tecnica innovativa di editing-genomico che sfrutta dei meccanismi naturalmente presenti nelle cellule procariotiche per difendersi dall’inserimento di frammenti di DNA eterologo all’interno del proprio materiale genetico.
Ne parla in sintesi anche un articolo su Le Scienze.
Immagine da Pixabay
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