Un articolo di Africa Rivista parla delle violenze “di matrice etnica e jihadista” nella regione di Bandiagara, nel Mali.
Anche sotto la falaise è arrivata l’ombra strisciante del jihadismo, ed è arrivata con il volto dei Peul, i tradizionali allevatori della savana. Tra di loro e le popolazioni sedentarie locali non è mai corso buon sangue, ma in qualche modo si era stabilita una certa forma di convivenza: dopo il raccolto i bovini potevano pascolare sui campi, fornendo letame, assai ambito dai contadini, che non possiedono altri tipi di fertilizzante. I Peul ricevevano in cambio miglio, altri prodotti alimentari e talvolta anche piccole somme in denaro. Di tanto in tanto nasceva qualche lite, perché i Peul invadevano i campi prima della fine del raccolto. Gli scontri tra i giovani dei villaggi, armati di bastoni e coltelli, e i pastori erano talvolta degenerati ed erano state sequestrate centinaia di vacche. Il tutto si limitava a scontri per il bestiame e i campi. Negli ultimi anni, però, qualcosa è cambiato: l’ondata fondamentalista, iniziata nel 2011 con l’occupazione del Mali settentrionale, dopo una prima fase “militare” si è trasformata in una penetrazione silenziosa di elementi islamisti nei villaggi del Mali, tra cui quelli Dogon.
Immagine da Wikimedia.
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