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Le lingue vive e il pensiero morto

64 commenti

Su segnalazione di @MrWasabi88.

Diego Marani, che si occupa di politiche linguistiche per la Commissione europea, affida alle pagine di Treccani.it una riflessione sulla vita delle lingue che si conclude con una punta amara. Secondo Marani le lingue non muoiono perchè non sono pure, nè costringibili nei confini artificiali delle nazioni che le ospitano.

La lingua è un fenomeno naturale e come tutti ha un inizio, una crescita, una decadenza e una fine che però non è la sua scomparsa bensì solo la sua trasformazione. Allo stesso modo in cui ogni organismo vivente quando si decompone diventa nutrimento per altri organismi nella spietata catena della vita. Così una lingua che cessa di essere parlata solo apparentemente scompare. Perché in realtà si è già da tempo travasata in un’altra più forte che ha accanto e senza che lo si veda l’ha contaminata con le sue forme, con i suoi suoni, con la sua visione della realtà.

Immagine da deviantart.


Dai commenti:
@Cthulhu apre una parentesi sui titoli e le abilità necessari per poter accedere a posti da ricercatore nell’Università dei Paesi Baschi bisogna conoscere il basco. Nelle risposte si parla anche del catalano.
@Licia propone una letturaComunque anche Leopardi diceva le parolacce. L’italiano come non ve l’hanno mai raccontato di Giuseppe Antonelli.
@ suggerisce un altro pezzo: Cosa parleremo nel 2015, in inglese.


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