Su Fumettologica, Francesco Boille torna sul «caso Zerocalcare», riflettendo sulla questione israelo-palestinese, sui lavori di alcuni fumettisti israeliani e sulla risonanza che ha avuto la presa di posizione di Zerocalcare, in una manifestazione che di solito trova spazio per motivi che non riguardano il fumetto o gli autori.
Se nelle annate ordinarie i festival di fumetto trovano spazio sui media spesso per motivi extra-fumettistici (esempio: un Tg che racconta Lucca con due minuti incentrati solo su Lillo e la sua mostra di miniature dipinte…), grazie a Zerocalcare questa volta hanno fatto notizia e dibattito le idee e posizioni culturali di fumettisti, da Fumettibrutti a Igort e altri. Questo per dire che Zerocalcare ha gettato una luce sul fumetto come ecosistema anche politico, immerso e attivo nella sfera pubblica: il fumetto come rete di artisti e professionisti dotati di una coscienza civile, non soltanto sintomi di qualche fenomeno editoriale da raccontare con lo snobismo intellettuale tipico delle redazioni giornalistiche ostaggio del passato. Umanamente e in nome della libertà del mezzo d’espressione. Per scalzare chi cerca di mettere gli uni contro gli altri, o ricerca l’intimidazione. Poiché semmai sono costoro a doversi preoccupare di quel che hanno scritto in passato.
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