su suggerimento di Yoghi
Michele Masneri racconta il suo incontro ravvicinato con un D’Alema non politico ma produttore di vino, all’edizione del 2014 dell’ “Oscar dei vini”.
Mi concentro sugli smoking; di fronte a me, a un certo punto, eccone uno di impeccabile fattura, con revers a lancia, di velluto; su scarpa inglese lucida, tipo Alden, e camicia con bottoni normali, dunque non regolamentare, dunque ottima sprezzatura. Alzo lo sguardo, è Massimo D’Alema. […]
Mi avvicino, non resisto. È impettito, elegante, ma rilassato, parla di uvaggi e solfiti con delle dame in veli rossi e un po’ sovrappeso, e pettinature vaporose, che gli fanno un piccolo crocchio intorno, con accenti toscani e veneti, e gli chiedono se lui l’uva la fa invecchiare in barrique e quanti ettari ha. E poi, tutte: «come l’è ironico, come l’è ironico». Lui sembra finalmente felice, ci son state le europee meno di una settimana prima, ma adesso si occupa solo di solfiti e barrique e forse finalmente si sente parte di qualcosa.
Immagine: European University Institute
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