Il Libraio pubblica un’intervista a Ilide Carmignani, storica traduttrice di Luis Sepúlveda ora in libreria con un libro per ragazzi intitolato Storia di Luis Sepúlveda e del suo gatto Zorba. Nel corso dell’intervista la Carmignani racconta la sua amicizia col celebre scrittore cileno scomparso nell’aprile scorso all’età di settant’anni.
“Lucho mi ha fatto invitare a Milano dal nostro editore, Luigi Brioschi di Guanda, spaventandomi a morte perché credevo fosse un esame a cui voleva sottopormi uno scrittore che stava diventando una specie di pop star, mentre in realtà voleva solo ringraziarmi per avergli dato voce nel nostro paese. Da allora mi ha voluto come compañera de camino, mi ha fatto tradurre ogni sua riga uscita in italiano: venticinque libri, romanzi, racconti, saggi, poesie, e poi articoli di giornale, sceneggiature… Non solo: è venuto a trovarmi tante volte qua a casa, sulle colline fra Lucca e il mare; ho foto di Lucho con i miei figli a tutte le età. E mi ha anche invitato da lui nelle Asturie. Un quarto di secolo nel quale mi sono spesso detta: quando arriverà la sua autobiografia?”.
Su Doppiozero, Giuseppe Mendicino ricorda Sepúlveda e la sua letteratura presentando due recenti pubblicazioni a lui dedicate: Luis Sepúlveda. Il ribelle, il sognatore, di Bruno Arpaia, e il già citato Storia di Luis Sepúlveda e del suo gatto Zorba, di Ilide Carmignani.
Da bambino era cresciuto tra i libri di avventura – Salgari, Verne, London, Coloane – e i consigli di anarchia e di libertà del nonno Gerardo e dello zio Pepe, che durante la guerra di Spagna aveva conosciuto Hemingway. Quelle pagine e quei consigli lo accompagneranno per tutta la vita. Da ragazzo, la sua adesione alle idee rivoluzionarie marxiste conviveva con un profondo amore per la libertà, portandolo inevitabilmente al conflitto e alla fuga quando si pretendevano da lui fedeltà e ubbidienza incondizionate. “Ho l’impressione che Sepúlveda, più che un rivoluzionario, fosse un riformista radicale coerente, con una forte carica etica e un grande senso della giustizia”, spiega Bruno Arpaia nel suo libro.
Era stato testimone del colpo di Stato in Cile del 1973, conclusosi con l’assassinio di Salvador Allende e di tanti oppositori. Aver fatto parte dei Gap, le guardie del corpo di Allende, gli costò torture e due anni complessivi di carcere duro, e poi lunghi anni di esilio in Ecuador, in Nicaragua, in Germania, in Francia.
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