A cura di @NedCuttle21(Ulm).
Su Rivista Studio, Mattia Carzaniga ricorda Luke Perry, l’attore statunitense scomparso il 4 marzo scorso all’età di 52 anni.
Luke Perry era il prototipo del più figo del liceo. Letteralmente: in Beverly Hills 90120 il liceo era la West Beverly High School, e il più figo era il suo Dylan McKay. Era il più figo del liceo come ci immaginiamo e sempre ci immagineremo i più fighi del liceo, anche i nostri che venivano da Rogoredo: il gel, il chiodo, la moto. E lo era come lo sono iconograficamente sempre stati i più fighi nei libri e nei film, con quel loro mucchietto di tratti essenziali che resteranno immutabili nei secoli dei secoli amen. Il futuro di Luke Perry non è stato in salita, e già questo denota una qual certa unicità. È rimasto, pure da adulto, un discreto figo del genere stropicciato e rugoso, camicia di flanella e scorte di Bud in cantina. Ma certo l’immagine di lui ventiquattrenne – gli anni che aveva quando gli è stata assegnata la parte del figo minorenne – è rimasta cristallizzata, e probabilmente ineguagliata, fino ad oggi.
Rolling Stone ripropone un’intervista del 1992 alla compianta star di Beverly Hills 90210.
“Tieni i piedi per terra, anche se gli amici ti lusingano” c’è scritto nel biscotto della fortuna di Luke Perry, saggio consiglio per un ragazzo la cui faccia è sul cuscino a forma di cuore più venduto del paese e le cui affollatissime apparizioni fanno sembrare il funerale dell’Ayatollah Khomeini un ritrovo all’oratorio. «C’era questa ragazza a Denver, non respirava», racconta. «È svenuta proprio di fronte a me. E io: “Ehi, ehi, respira”».
«Non mi piace», spiega. «Voglio dire, potrei capire se fossi il re», indica un decanter a forma di Elvis Presley, «ma non lo sono». Perry è seduto nella calma apparente di un ristorante cinese di Hollywood decorato con oggetti kitsch di celebrità e fotografie di star di oggi e di ieri, nomi familiari e Frankie Avalon. Racconta che non fa più apparizioni pubbliche. «È impossibile renderle sicure», dice con voce roca, come se fosse una cosa da poco. «Mi sono stufato di usare il carrello del bucato per uscirne». Lo scorso maggio è dovuto fuggire da un centro commerciale a Seattle nascosto in mezzo alla biancheria mentre una folla di fan adolescenti correvano impazzite contro le transenne. In agosto migliaia di teenager adoranti si erano precipitate su un palcoscenico montato per un’ospitata di Perry e si era schiacciate a vicenda. Una dozzina erano state portate di corsa in ospedale. «Se si fanno male a vicenda», afferma Perry, «è un problema».
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