A cura di @Luis K.
Il voto amministrativo lascia pochi margini di interpretazione, tra gli sconfitti viene annoverato anche il Movimento di Partecipazione Popolare (MPP) dell’amato ex-presidente: c’è chi parla di fine dell’era Mújica.
Domenica 10 maggio si è votato per decidere il governo di ognuno dei 19 dipartimenti in cui è suddiviso il Paese sudamericano: la sinistra del Fonte Ampio partiva da 5 dipartimenti, ne perde 2 e ne guadagna 3 per un saldo finale di 6 governi (comprendendo i due più grandi, Montevideo e Canelones), il Partito Nazionale partiva da 12 governati, ne perde 2 e ne guadagna altrettanti, lasciando il saldo invariato a 12, il Partito Colorado partiva da 2 e ne perde 1, rimane con un solo governo dipartimentale.
All’interno del risultato tutto sommato positivo per la coalizione di sinistra, emerge la deludente prova del MPP: intanto i due dipartimenti persi dal FA, Maldonado e Artigas, erano guidati da candidati ex-tupamaros, e il loro leader, l’ex-presidente Mújica, aveva alzato l’asticella del successo alla vittoria in Cerro Largo e Montevideo.
Cerro Largo è rimasto nelle mani del Partito Nazionale ma è Montevideo a pesare più di tutto: infatti non solo la candidata del MPP, la senatrice Lucía Topolansky moglie di Mùjica, ha preso la metà dei voti dell’altro candidato del FA, il socialista Daniel Martínez, 18% a 35%, ma anche la lista 609 (quella del MPP) ha dimezzato i voti del 2014, 168’533 voti contro 81’083.
La linea intrapresa dall’ex-presidente Mújica all’indomani delle elezioni presidenziali di condizionare il più possibile da “sinistra” l’azione del governo di Tabaré Vázquez ne esce fortemente debilitata.
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