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Ma tu quando piangi?

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Per Doppiozero Anna Stefi, insegnante e psicoanalista, intervista lo psichiatra e psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet

Una conversazioni sugli adolescenti di oggi

“Violenti, ritirati, aggressivi, fragili, spaventati, indecisi: con un misto di preoccupazione e rassegnazione i discorsi mettono in primo piano il malessere dei giovani.”

Uno dei grandi innominati, nel rapporto con i giovani, è – chiede Anna Stefi – la solitudine …

“L’adolescente solo è veramente solo, il cellulare è il più grosso antisolitudine inventato dall’uomo, e loro non possono separarsene mai. Come fare allora? Io credo che se la tempistica è corretta – una separazione, un tradimento di amici, una paura grande – la domanda semplice, senza premessa, da fare è: “ma tu quando è che piangi?”. È un dire che noi lo sappiamo. Lì c’è il problema della solitudine, che è senza parole. E hai ragione, non si tratta, lì, di inventare parole magiche: bisogna stare zitti. La solitudine diventa in presenza, la solitudine è il nome di quei momenti, è necessario scovarla.

 


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