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Niels Bohr: 100 anni dalla rivoluzione dell’immaginario

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A cent’anni dal conferimento del Nobel per la fisica a Niels Bohr “per i suoi servizi nell’indagine sulla struttura degli atomi e della radiazione che emana da essi”, Emilia Margoni pubblica su Doppiozero un omaggio alla figura del fisico danese, in cui sono ripercorse le tappe fondamentali che hanno portato a uno dei più grandi trionfi della fisica del Novecento: la meccanica quantistica.

Quel mondo aveva le ore contate: di lì a pochi anni, la fisica, almeno quella mainstream, avrebbe per sempre rinunciato “al principio d’azione”, indicante “la peculiare relazione di simmetria reciproca esistente tra la descrizione spazio-temporale e le leggi di conservazione dell’energia e della quantità di moto” (Niels Bohr, Teoria dell’atomo e conoscenza umana, Boringhieri, Torino, 1961, pp. 355-356). Per paradosso, proprio Einstein, nel 1905, aveva avviato la procedura di quiescenza del Dio necessitato, con le ricerche sull’effetto fotoelettrico, mentre Bohr, al tempo e per un po’ ancora, si concedeva un misurato scetticismo nei confronti della scoperta del tedesco. Ma il futuro prossimo avrebbe provveduto a un clamoroso scambio di ruoli: Einstein sarebbe stato il difensore di una realtà molto vicina all’esperienza ordinaria di un mondo come serie di nessi causa-effetto e Bohr il propulsore di una concezione dinamica, in cui “la materia è rimpiazzata da fantasmatiche onde di probabilità” (Carlo Rovelli, Helgoland, Adelphi, Milano 2020, p.13). Sarà interessante capire come Bohr riuscì a maturare una convinzione che, nella sua impudente cesura con l’immagine ordinaria del reale, avviò la più grande rivoluzione nella fisica moderna.

Viene quindi delineata la sua carriera: dalla travagliata ma fruttuosa collaborazione con Rutherford a Manchester, al trasferimento definitivo nella sua città natale, Copenhagen, dove istituì una vera e propria scuola da cui sono passate alcune delle più grandi personalità della fisica moderna.

Nel 1918, il governo danese soddisfa la richiesta di Bohr e dà avvio alla costruzione dell’Institut for Teoretisk Fysik, la cui natura aveva il carattere dell’incontro: un luogo in cui studiare e sperimentare, sì, ma convivere, passeggiare, parlare di tutto e d’altro. Pronto nel 1921, l’edificio fu occupato manu familiari da Bohr, che intendeva dare ai visitatori l’idea di un’impresa di vita prima che scientifica. Tra i molti residenti, si trovano i nomi di chi scrisse la nuova fisica, con la sfrontatezza della gioventù che si faceva scudo del patrocinio di un mentore né geloso né invadente. Tra questi: Paul Dirac, Werner Heisenberg, Wolfgang Pauli, Erwin Schrödinger (si veda l’ampia ricognizione di Giulio Peruzzi, Niels Bohr. Dall’alba della fisica atomica alla big science, Le scienze, vol. IV, n. 23, 2001).


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