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Non è tutto oro quello che luccica

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Kelly Accetta Crowe, curatrice del progetto Luxury and power: Persia to Greece, racconta sul blog del British Museum come gli antichi greci aspirassero a oggetti lussuosi e costosi come quelli che realizzavano i persiani, anche se non sempre potevano permettersi materiali così pregiati.

Di fronte allo spettacolare bottino delle guerre greco-persiane, i ricchi ateniesi aspiravano a possedere costosi vasi di metallo in argento e oro, e i documenti suggeriscono che i vasi d’argento erano almeno diverse centinaia di volte più costosi delle loro controparti in ceramica, a volte fino a mille. I prolifici ceramisti di Atene cercarono nuovi modi di fabbricare vasi in argilla a prezzi accessibili per imitare gli oggetti in metallo, un processo noto come scheumorfismo.

Venivano realizzate ceramiche smaltate nere perché avessero l’aspetto del metallo, lucenti come l’argento e il bronzo ed esistevano bellissimi vasi decorati con motivi dorati e intarsi in oro.

Molti di questi vasi sono stati esportati dalla Grecia, il che suggerisce che i vasai ateniesi alimentavano un mercato in crescita per un lusso a prezzi accessibili non solo tra i greci, ma in tutto il Mediterraneo.

Alla fine del IV secolo a.C. nel regno settentrionale di Macedonia per la prima volta interi vasi di ceramica furono rivestiti d’oro.

I vasi rivestiti d’oro erano spesso vasi greci smaltati di nero, che avevano già un certo status e valore come importazioni estere. Per realizzare i vasi “d’oro”, sono stati applicati sottili strati di foglia d’oro utilizzando un legante organico, probabilmente uovo o olio vegetale. Tuttavia, gli interni in genere non erano dorati, lasciando evidente la natura della ceramica e le forme dei vasi non erano identiche a quelle realizzate in metallo, il che fa ritenere che questi non erano intesi come contraffazioni. La doratura potrebbe aver avuto un ruolo simbolico, forse aggiungendo un altro livello di lusso a un prodotto già di per sé apprezzato.

A volte i macedoni rivestivano anche le ceramiche di stagno, un materiale più economico dell’argento e più facile da modellare in foglie sottili. Inoltre i leganti organici non ossidano lo stagno come farebbero con l’argento. A volte, quando i recipienti metallici erano rivestiti di stagno anche all’interno, questa lavorazione poteva avere lo scopo di impedire la corrosione del bronzo, quando esposto a liquidi come il vino, evitando così anche la contaminazione del sapore.

Infine molti dei vasi rivestiti di metallo erano associati ai riti funerari, per imitare le tante cose preziose possedute in vita dal defunto, senza con questo diminuire la ricchezza ereditata dai familiari.


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