La recente presentazione del rapporto di Mario Draghi ha portato l’attenzione sul declino economico relativo dell’Unione Europea.
Gli investimenti per un totale di oltre il 5% del PIL all’anno auspicati da Mario Draghi dovranno però fare i conti con le nuove regole recentemente approvate dalla commissione europea.
In questo contesto, Dario Guarascio e Francesco Zezza, attraverso una serie di simulazioni, suggeriscono sul Menabò di Etica ed Economia che gli effetti delle nuove misure potrebbero essere più negativi di quanto previsto dalla Commissione Europea (CE), soprattutto per paesi ad alto debito come Italia, Francia, ma anche per la Germania. Lo studio mette in discussione la fondatezza dei modelli adottati dalla CE, sottolineando come alcune ipotesi chiave – tra cui il moltiplicatore fiscale, la persistenza degli effetti del consolidamento, l’assenza di spillover – siano sottostimate rispetto a quanto suggerito dalla letteratura economica.
In particolare, l’approccio degli autori introduce ipotesi più realistiche, mostrando come il consolidamento fiscale possa rallentare la crescita e peggiorare il rapporto debito/PIL.
Secondo le simulazioni, per paesi come l’Italia e la Francia, il rapporto debito/PIL risulterebbe superiore di 3,9 punti percentuali rispetto alle previsioni della CE, mentre per la Spagna e la Germania si osservano aumenti rispettivamente di 3,1 e 1,7 punti percentuali.
E questo nonostante lo scenario si basi su ipotesi molto prudenziali, con moltiplicatori e effetti di spillover che, sebbene siano più alti di quelli suggeriti dalla commissione europea, sono nettamente inferiori rispetto a quelli misurati empiricamente negli anni successivi alla grande crisi finanziaria.
Nel complesso, il consolidamento fiscale simultaneo previsto dalle nuove regole rischia di indebolire significativamente l’economia europea, aggravando ulteriormente le divergenze tra i paesi. Per evitare che ciò accada, sarebbe necessario abbandonare l’approccio autolesionistico, basato sull’austerità fiscale, che continua a guidare le politiche della UE. Ciò può essere difficile nel breve periodo, dati i vincoli politici che ci sono. Tuttavia, sarebbe già importante riconoscere la fallacia teorica e metodologica degli strumenti attualmente in uso e procedere ad una loro tempestiva revisione.
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